martedì 23 dicembre 2008
100 battute - Telegramma da...
Per fortuna c'è il PD che permette qualche sfogo anche se inutile.
La sfida, si diceva, è quella di condensare in cento battute (spazi inclusi, praticamente un telegramma) una qualsiasi frase idiota senza senso.
Difficile eh....ohhhhhhh....
che difficile eeeeeeeeeeeeehhhhhh
ohhhhhhh uhhhh ohhhhhh ooooooooooooohhhhhhhhh
Il primo telegramma (direttamente dal regno della Metafisica) ci onora
o meglio ci odora ... si ... mi sembra... di zolfo... ah no è mirra... allora a posto...
Eccola:
Dal Vaticano gli auguri di un felice Natale,
Benedetto: "Pozzo zolo aukurare foi viamme ti infverno".*
*traduzione di Menestrello Maria
Cristiano Allam Abdullah Myazaki (nella foto):
"La crisi... si salvi chi può!!!! Prima i bambini...".
lunedì 22 dicembre 2008
Se vi capita di incontrare Vittorio Sgarbi ricordategli che...
« Fui più volte contattato da Caselli e dai suoi uomini [...] pretendevano accuse, nomi, circostanze... volevano che denunciassi la mia gente e miei ragazzi... che rivelassi cose apprese in confessione [...]. Caselli disprezza i siciliani, mi vuole obbligare a rinnegare i miei voti e la mia veste, pretende che mi prostituisca a lui. Più che nemico della mafia, è un nemico della Sicilia. Orlando è un mafioso vestito da gesuita [...]. Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio. Avrà raggiunto il suo scopo quando un prete impegnato nel sociale verrà ucciso [...]. Caselli, per aumentare il suo potere, ha avuto la sua vittima illustre. »
Vi abbiamo venduto l'acqua... Acqua in bocca.
... i cani (nella foto) del muro sono tanti e nascosti negli anfratti delle vostre coscienze pronti a sbranarvi le palle o al massimo a rubarvi ... che so io ... il salotto o l'autoradio... Oggi si parla di acqua, un tema abbastanza sentito dalle nostre parti dove si è portati a credere che il prezioso liquido sia pubblico (oltre che infinito). Eppure parliamo più facilmente di grembiulino, dell voto in condotta, (aggiungo anche sicurezza, federalismo, riforma della Giustizia, questione morale ecc.). Argomenti che servivano a distrarci da riforme ben più gravi: dal maestro unico, alla morte del tempo pieno, alla privatizzazione della scuola e degli ospedali e, anche dell’acqua.
La gestione dell'acqua ai privati?
di Cane 12
"Mentre nel paese imperversano discussioni sul grembiulino a scuola, sul guinzaglio al cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi idrici potrebbe essere soggetta alle regole del mercato. E' possibile leggere la legge cliccando qui
Eccone un breve estratto:
2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite[…]
5. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati.[…]
(10. d.) tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonche’ in materia di acqua.
Così il governo Berlusconi - afferma Cane 12 - ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori".
La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'uomo è fatto per buona parte di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo. Acqua in bocca.
Un bicchiere d’acqua
manda ko la Marcegaglia
(dal Secolo XIX del 22/12/2008)
Nessuna conseguenza ma sicuramente uno spiacevole incidente per Emma Marcegaglia (nella foto), colta da malore dopo aver bevuto un bicchier d’acqua (nella foto sotto), forse contaminata da varechina o candeggina, stamani alla Farnesina dove doveva partecipare alla Conferenza degli ambasciatori. Sottoposta ad accertamenti al Policlinico Gemelli per ben due volte (una stamani subito dopo il malessere, l’altra nel pomeriggio per ulteriori controlli), il presidente di Confindustria sta bene ed è stata dimessa in buone condizioni. Secondo la ricostruzione di fonti presenti alla conferenza, Marcegaglia ha bevuto un bicchiere d’acqua, di cui ha subito notato il sapore anomalo, accusando disturbi di stomaco. Il resto della notizia qui
Privatizza... privatizza...
venerdì 19 dicembre 2008
La Posta del Cane
Risponde Jebediah Wilson
Risposta di MdC : "Si, la saddamned inc. ha wpensato a tutto. Chi lo desidera può prendere la linea charter di motocarri saddamned che parte da Brescia alle 19 del 26 dicembre (zona autostazione). Dal capoluogo ci si sposta verso sud per recuperare della marjuana nella Bassa e qualche fan ubriaco rimasto a Isorella. Da Leno con il teletrasporto ci si proietta sul pizzo Bernina per l'aperitivo. Due battute col Gillu e la Titti e via col parapendio fino a Trento (forse). Da lì in pullman fino a Pinzolo e poi ognuno per sè. Ci si rivede a Odeno davanti alla pizzeria "Pinna lunga" e da lì col pedibus fino a Marmentino dove un mulo ci attende per portarci ai Piani di Vaghezza. Affrettatevi gli ultimi biglietti disponibili stanno finendo."
giovedì 18 dicembre 2008
Ah... che inquilino della Loggia
Dalla Provincia decine di migliaia di euro a dirigenti lùmbard
La Posta del Cane
a proposito della questione Walter, noi poveri bambini negri morti di fame speriamo che Veltroni possa continuare per sempre la sua inutile carriera politica perchè qualora dovesse lasciarla per darsi al volontariato sicuramente cercherebbe di aiutare i bisognosi e visto come ha aiutato la sinistra in Italia ci sentiamo di incrociare gli ossicini che stiamo rosicchiando"
Risposta di MdC: "Cari bambini morti di fame dell'Africa comprendiamo la vostra apprensione. Purtroppo a noi qui Wa(l)ter serve a poco. L'unica cosa che possiamo davvero augurarci è che venga sganciato su Pechino avvolto in una bandiera tibetana. Pensate che risate, tutte quelle botte... senza motivo..." m.m.m.
Guarda il video degli esordi
Tira anche tu una scarpa in faccia a Bush (tanto non conta più un cazzo)
Ora, il lancio delle scarpe contro il presidente degli Stati Uniti durante una conferenza stampa in Iraq ha ispirato un gioco, che circola online, in cui si deve cercare di colpire con un paio di calzature virtuali il bersaglio mobile George W. Bush. Il gioco, che circola via e-mail e appare su http://www.sockandawe.com/, offre 30 secondi per riuscire a colpire Bush con una scarpa marrone, con un punteggio che appare sull'angolo in alto a sinistra dello schermo.
I giocatori vengono accolti con la scritta "Obiettivo: Colpisci in faccia il presidente Bush con le tue scarpe! Prova!". E i tiri che vanno a segno vengono celebrati con un messaggio di congratulazioni: "Le tue scarpe hanno colpito in faccia il presidente Bush con successo. Bravo!". Il primo ministro iracheno Nuri al-Maliki viene raffigurato a fianco a sbirciare ciò che accade da dietro un leggio, in una parodia alla conferenza stampa della scorsa domenica durante la quale un giornalista iracheno ha lanciato le sue scarpe contro il presidente degli Stati Uniti che nel 2003 ha dato il via all'invasione dell'Iraq. Il gesto del giornalista televisivo Muntazer al-Zaidi ha fatto scalpore nel mondo arabo, dove lanciare le scarpe contro qualcuno è considerato un gravissimo insulto.
E' possibile giocare anche cliccando qui
Il report di MdC
è i rapporto tra quello che Bush
di Marvin Mortimer Monroe
I NUMERI DELLA GUERRA IN IRAQ
(Alcune cifre significative si si possono trovare qui). L'ultima vittima (datata 11 Dicembre 2008) è il caporale inglese Lee Churcher. Si trovava nella provincia di Basra - Basrah. Ecco la motivazione ufficiale del decesso: "Non-hostile - gunshot wound (self-inflicted)".
La Coalizione dei volenterosi ha perduto 4525 uomini (4209 solo per gli Usa). Tanto per avere un'idea, oltre ai 19 dirottatori, negli attentatyi dell'11 settembre 2001 vi furono 2974 vittime come conseguenza diretta dell'attacco. La gran parte delle vittime erano civili, appartenenti a 90 diverse nazionalità.
Difficile effettuare una stima precisa intorno al numero di civili rimatsi uccisi nel corso del conflitto. Le cifre riportate qui sotto (divise per anno) si trovano anche su irakbodycount.org (per accedere clicca qui) le stime si intendono comprese tra la prima e la seconda cifra
2004 9,741 – 10,573
2005 13,071 – 14,324
2006 25,699 – 27,519
2007 22,586 – 24,159
Il totale dei civili morti è compreso tra 89,892 – 98,151.
I morti registarti tra le truppe dell'esercito di Saddam sono stimati fra 7.600 e 10.800
L'ONU sostiene che nel corso del 2006 vi siano state almeno 34.452 morti violente. Una semplice estrapolazione porterebbe ad un totale di circa 130.000 morti violente dall'inizio dell'invasione, un numero che si colloca a mezza strada fra le stime dell'Iraq Body Count e quelle dello studio di The Lancet. Il governo iracheno ha contestato queste cifre sostenendo che sono esagerate, per quanto il 9 novembre lo stesso ministro della sanità iracheno ʿAlī al-Shemārī avesse dichiarato di ritenere che il totale delle vittime irachene ammonti a circa 150.000 (non è chiaro se questa dichiarazione sia basata su dati raccolti dal ministero o sia solo una valutazione personale).
A fine marzo 2008 il costo complessivo dei 5 anni di guerra per le finanze statunitensi supera i 500 miliardi dollari, con un incremento mensile di oltre 340 milioni di dollari ogni mese. I morti statunitensi hanno superato il 24 marzo 2008 la cifra totale di 4.000. A maggio 2008 (fonte Joseph Stiglitz, washingtonpost.com) la guerra in iraq è costata agli americani tremila miliardi di dollari. Due scarpe per 100 mila morti e 500 miliardi di dollari buttati nel cesso ... pare accettabile ...
A CASA NOSTRA. L'Italia è medaglia di bronzo nel computo dei morti (33). Un record non indifferente che rientra nel pacchetto del Miracolo Italiano e pesa tutto sulle spalle del nano incapace e alla sua "missione di pace". Grazie Silvio, un altro successo da aggiungere al curriculum.
lunedì 15 dicembre 2008
La Posta del Cane
mercoledì 3 dicembre 2008
La conclusione è una sola:
LA MONDADORI NON E' TUA, RESTITUISCILA
Il problema è che non ce la faccio. Non ce la faccio. Se mando giù mi viene l'ulcera. E allora mi sfogo. Non è tollerabile. E' questione di rispetto per gli altri. E allora si sappia: tra le mille cacate che produce di giorno in giorno rovinando la mia vita in primis e da qualche giorno la vita di 4 milioni di abbonati sky (per buona parte ricchi fino al buco del culo che hanno votato per lui) Silvio Berlusconi è beneficiario di una corruzione di giudici. Nei post successivi, le fasi salienti della vicenda.
MONDADORI, STORIA D’UNA SENTENZA COMPRATA
di Marco Travaglio
Pubblicato sull'Unità di Domenica Lug 15, 2007
La sentenza del 1991 che annullò il Lodo Mondadori e consegnò il primo gruppo editoriale italiano a Silvio Berlusconi, sfilandolo a Carlo De Benedetti, era comprata.
L’acquirente si chiama Cesare Previti, che agiva per conto del Cavaliere e con denaro della Fininvest, beneficiaria finale del mercimonio criminale. Questo, tradotto in Italiano, significa la condanna definitiva emessa l’altroieri dalla Cassazione a carico degli avvocati Fininvest Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora e del giudice Vittorio Metta.
Da 17 anni, dunque, Berlusconi – soi disant “uomo che s’è fatto da sé” - possiede abusivamente una casa editrice, con i suoi libri e i suoi settimanali (tra i quali Panorama e il defunto Epoca), che ha utilizzato finanziariamente per accumulare utili e politicamente, prima per sostenere i suoi padrini (Craxi in primis), poi per costruire il consenso necessario alla sua “discesa in campo”, ai suoi due governi e alle sue quattro campagne elettorali. Ancora l’altroieri il sito di Panorama ha diramato, in violazione del segreto investigativo, la notizia della presunta iscrizione sul registro degli indagati di Romano Prodi da parte della Procura di Catanzaro: ma Panorama, senza la sentenza comprata del 1991, non apparterrebbe a Berlusconi. Visto lo spazio lillipuziano riservato dai media “indipendenti” a un verdetto così clamoroso (nemmeno un accenno sulla prime pagine di Corriere della sera, Messaggero e Stampa, per non parlare del Giornale), è il caso di riepilogare la storia di quella sentenza comprata.
IL LODO.
Nel 1988 Berlusconi, che già da tempo ha messo un piede nella casa editrice rilevando le azioni di Leonardo Mondadori, annuncia: “Non voglio restare sul sedile posteriore”. De Benedetti, che controlla il pacchetto di maggioranza, resiste all’assalto e si accorda con la famiglia Formenton, erede di Arnoldo, che s’impegna a vendergli il suo pacchetto azionario entro il 30 gennaio ‘91. Ma gli eredi cambiano idea e, nel novembre ‘89, fanno blocco con Berlusconi che, il 25 gennaio 1990, si insedia alla presidenza della casa editrice. Oltre a tre tv e al Giornale, dunque, il Cavaliere s’impossessa del gruppo editoriale che controlla Repubblica, Panorama, Espresso, Epoca e i 15 giornali locali Finegil, spostandolo dal campo anticraxiano a quello filocraxiano. La “guerra di Segrate”, per unanime decisione dei contendenti, finisce dinanzi a un collegio di tre arbitri, scelti da De Benedetti, dai Formenton e dalla Cassazione.
Il lodo arbitrale, il 20 giugno ’90, dà ragione De Benedetti.
Il suo patto con i Formenton resta valido, le azioni Mondadori devono tornare all’Ingegnere. Berlusconi lascia la presidenza, arrivano i manager della Cir debenedettiana: Carlo Caracciolo, Antonio Coppi e Corrado Passera. Ma il Cavaliere rovescia il tavolo e, insieme ai Formenton, impugna il lodo alla Corte d’appello di Roma. Se ne occupa la I sezione civile, presieduta da Arnaldo Valente (secondo Stefania Ariosto, frequentatore di casa Previti). Giudice relatore ed estensore della sentenza: Vittorio Metta, anch’egli intimo di Previti.
La camera di consiglio si chiude il 14 gennaio ‘91. Dieci giorni dopo, il 24, la sentenza viene resa pubblica: annullato il Lodo, la Mondadori torna per sempre a Berlusconi.
L’Ingegnere lo sapeva già: un mese prima il presidente della Consob, l’andreottiano Bruno Pazzi, aveva preannunciato la sconfitta al suo legale Vittorio Ripa di Meana. “Correva voce – testimonierà De Benedetti – che la sentenza era stata scritta a macchina nello studio dell’ avvocato Acampora ed era costata 10 miliardi… Fu allora che sentii per la prima volta il nome di Cesare Previti, come persona vicina a Berlusconi e notoriamente molto introdotta negli uffici giudiziari romani”.
Nonostante il trionfo, comunque, Berlusconi non riesce a portare a casa l’intera torta. I direttori e molti giornalisti di Repubblica, Espresso e Panorama si ribellano ai nuovi padroni. Giulio Andreotti, allarmato dallo strapotere di Craxi sull’editoria, impone una transazione nell’ufficio del suo amico Giuseppe Ciarrapico: Repubblica, Espresso e i giornali Finegil tornano al gruppo Caracciolo-De Benedetti; Panorama, Epoca e il resto della Mondadori rimangono alla Fininvest.
I SOLDI.
Indagando dal 1995 sulle rivelazioni di Stefania Ariosto sulle mazzette di Previti ad alcuni giudici romani, il pool di Milano scopre il fiume di denaro che dalla Fininvest affluì sui conti esteri degli avvocati della Fininvest e da questi, in contanti, nelle mani del giudice Metta.
Il 14 febbraio ‘91 dalle casse della All Iberian parte un bonifico di 2.732.868 dollari (3 miliardi di lire) al conto Mercier di Previti.
Da questo, il 26 febbraio, altro bonifico di 1 miliardo e mezzo (metà della provvista) al conto Careliza Trade di Acampora.
Questi il 1° ottobre bonifica 425 milioni a Previti, che li dirotta in due tranche (11 e 16 ottobre) sul conto Pavoncella di Pacifico.
Il quale preleva 400 milioni in contanti il 15 e il 17 ottobre, e li fa recapitare in Italia a un misterioso destinatario: secondo l’accusa, è Vittorio Metta.
Il giudice, nei mesi successivi, fa diverse spese (tra cui l’acquisto e la ristrutturazione di un appartamento per la figlia Sabrina e l’acquisto di una nuova auto Bmw) soprattutto con denaro contante di provenienza imprecisata (circa 400 milioni). Poi si dimette dalla magistratura, diventa avvocato e va a lavorare con la figlia Sabrina nello studio Previti.
A proposito di quei 3 miliardi Fininvest, Previti parla di “tranquillissime parcelle”, ma non riesce a documentare nemmeno uno straccio di incarico professionale in quel periodo. Mentono anche Pacifico e Acampora. E così Metta che, sulla provenienza dell’improvvisa, abbondante liquidità (per esempio, un’eredità), viene regolarmente smentito dai fatti. Poi giura di aver conosciuto Previti solo nel ‘94, ma mente ancora: i pm Boccassini e Colombo scoprono telefonate fra i due già nel 1992-93.
Poi ci sono le modalità a dir poco stravaganti della sentenza Mondadori: dai registri della Corte d’appello emerge che Metta depositò la motivazione (168 pagine) il 15 gennaio ’91: il giorno dopo della camera di consiglio. Un’impresa mai riuscita a un giudice, né tantomeno a lui, che impiegava 2-3 mesi per sentenze molto più brevi. Evidente che quella era stata scritta prima che la Corte decidesse.
IL PROCESSO.
Nel 1999 il pool chiede il rinvio a giudizio per Berlusconi, Previti, Metta, Acampora, Pacifico. Nel 2000 il gup li proscioglie tutti con formula dubitativa (comma 2 art. 530 cpp). Ma nel 2001 la Corte d’appello, accogliendo il ricorso della Procura, li rinvia a giudizio, tranne Berlusconi, appena tornato a Palazzo Chigi e salvato dalla prescrizione: a lui i giudici accordano le attenuanti generiche. Perché a lui sí e agli altri no?
Per “le attuali condizioni di vita individuale e sociale il cui oggettivo di per sé giustifica l’applicazione” delle attenuanti.
La Cassazione conferma: il Cavaliere non è innocente, anzi è «ragionevole» e «logico» che il mandante della tangente a Metta fosse proprio lui. Ma un semplice fatto tecnico come le attenuanti prevalenti “per la condotta di vita successiva all’ipotizzato delitto”. Anziché rinunciare alle generiche per essere assolto nel merito, Berlusconi prende e porta a casa.
E fa bene: gli altri coimputati, senza le attenuanti, saranno tutti condannati.
In primo grado, nel 2003, Metta si prende 13 anni, Previti e Pacifico 11 anni sia per Mondadori sia per Imi-Sir, e Acampora (per la sola Mondadori) 5 anni e 6 mesi. Nel 2005, in appello, tutti condannati per Imi-Sir e tutti assolti (sempre col comma 2 dell’art. 530) per Mondadori. Ma nel 2006 la Cassazione annulla le assoluzioni e ordina alla Corte d’appello di condannare anche per Mondadori. La qual cosa accade nel febbraio 2007: Previti, Pacifico e Acampora si vedono aumentare la pena di un altro anno e 6 mesi e Metta di 1 anno e 9 mesi, in “continuazione” con le condanne ormai definitive per Imi-Sir. Scrivono i giudici che la sentenza Mondadori fu “stilata prima della camera di consiglio”, “dattiloscritta presso terzi estranei sconosciuti” e al di “fuori degli ambienti istituzionali”. Tant’è che al processo ne sono emerse ”copie diverse dall’originale”. Berlusconi era all’oscuro dell’attività corruttiva del suo avvocato-faccendiere (che ufficialmente non difendeva la Fininvest nella causa, seguita dagli avvocati Mezzanotte Vaccarella e Dotti)? Nemmeno per sogno: il Cavaliere – scrivono i giudici – aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto, “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Berlusconi. E “l’episodio delittuoso si svolse all’interno della cosiddetta ‘guerra di Segrate’, combattuta per il controllo di noti ed influenti mezzi di informazione; e si deve tener conto dei conseguenti interessi in gioco, rilevanti non solo sotto un profilo meramente economico, comunque ingente, ma anche sotto quello prettamente sociale della proprietà e dell’acquisizione dei mezzi di informazione di tale diffusione”. La Corte riconosce infine alla parte civile Cir di De Benedetti il diritto ai danni morali e patrimoniali, da quantificare in separata sede civile: “tanto il danno emergente quanto il lucro cessante, sotto una molteplicità di profili relativi non solo ai costi effettivi di cessione della Mondadori, ma anche ai riflessi della vicenda sul mercato dei titoli azionari”. Ora che la sentenza è definitiva, la Cir con gli avvocati Pisapia e Rubini chiederà 1 miliardo di euro di danni. In pratica, 17 anni dopo, la restituzione del maltolto. Chissà se il Cavalier Prescritto li farà pagare ai condannati, o se metterà mano al portafogli. Nella prima ipotesi, qualcuno potrebbe innervosirsi e ricordarsi qualcosa. Magari raccontando chi gli chiese di comprare la sentenza Mondadori.
Prima di Sky... la Mondadori
Il 21 dicembre 1988 Cristina Formenton Mondadori (figlia di Arnoldo Mondadori e vedova di Mario Formenton) e i suoi figli Luca, Pietro, Silvia e Mattia, si impegnano a vendere alla CIR di Carlo De Benedetti, entro il 30 gennaio 1991, 13.700.000 azioni dell'Amef (finanziaria della Mondadori) contro 6.350.000 azioni ordinarie Mondadori. Poco dopo, però, i Formenton si alleano con Berlusconi e lo mettono a presiedere la casa editrice.
I Formenton a questo punto non vogliono dar corso all'accordo del 1988, così tre arbitri (Pietro Rescigno, Natalino Irti e Carlo Maria Pratis, rispettivamente designati da CIR, dai Formenton Mondadori e dal primo presidente della Suprema Corte di Cassazione) vengono incaricati di dirimere la controversia. Si giunge così al lodo arbitrale che dà ragione alla CIR.