Giorno numero due: tra dubbi, incertezze e grandi speranze
Patria e Brescia: la stessa cosa
Buone nuove da ovest, scontri a Sant'Eufemia
mentre la popolazione è alla disperata caccia di armi
e i fucili piemontesi tardano ad arrivare
mentre la popolazione è alla disperata caccia di armi
e i fucili piemontesi tardano ad arrivare
LA DIRIGENZA DEL COMUNE
A' SUOI CONCITTADINI
Come venne annunciato nel proclama 21
è accordata la creazione della Guardia civica attiva
composta di duecento persone fornite di arma bianca.
I requisiti sono probità specchiata,
I requisiti sono probità specchiata,
ed appartenenza a' ceti de' possidenti,
de' negozianti e degl' impiegati.
de' negozianti e degl' impiegati.
La Guardia, nel piccolo numero degl'inscritti sino ad ora,
verrà oggi attuata nel locale del Teatro,
pel cui allestimento si sono già date
le necessarie ordinazioni.
le necessarie ordinazioni.
Si eccitano perciò gli aventi i requisiti prescritti
a darsi in nota onde compiere il numero di 400
a darsi in nota onde compiere il numero di 400
allo scopo che duecento servano un giorno,
ed altri duecento nel giorno successivo.
Noti si dubita punto del concorso
sollecito de' cittadini
all' iscrizione, giacchè l'attuazione
all' iscrizione, giacchè l'attuazione
della Guardia consentita
è di estrema urgenza.
Dal Palazzo Civico,
il 23 Marzo 1849.
Il Dirigente
SALERI
Brescia, sabato 24 marzo 1849
di Xavier Girolamo Buona Speranza
Contratti (a sin.) e Cassola |
NOTTE DI BOMBE - Un rapido bilancio della scorsa notte parla di 81 colpi di cannone e danni di diversa entità ad una sessantina di edifici tra cui anche il caffè Santa Caterina, completamente distrutto da un incendio. Gran parte dei cittadini, specialmente le donne, gli anziani ed i fanciulli, per evitare di essere colpiti dalle bombe, si sono rifugiati nelle cantine. Fino all'ultimo, la Municipalità ha cercato di far cessare il bombardamento, promettendo di porsi come tramite per la riconsegna del Comandante di piazza. La maggior parte dei cittadini non era a conoscenza del pericolo minacciato da Leske "e quelli che ne erano informati erano poco persuasi che la volesse eseguire, per cui la città giaceva nel sonno, e soltanto poche guardie cittadine vegliavano pattugliando". Altri invece hanno sfidato la sorte alle finestre "a contemplare lo spettacolo delle bombe, delle palle infuocate e dei razzi, come se assistessero a fuochi d'artifizio". Nelle parole di chi era presente, il fragore del bombardamento diventa un fremito che ben presto si è tramuta "nel più festevole entusiasmo patriottico". Raccontano alcuni testimoni: "Le luci confuse, nel fumo acre dei bombardamenti, producono sensazioni per cui l'uomo s'innalza a tutta la sua dignità, e persuaso di essere destinato a missioni ben diverse dalle passate frivolezze, non vagheggia che il pensiero di compiere il proprio dovere, e sente il cuore aprirsi ad una gioia più pura, più nobile e più intensa che non provò giammai".
Non pare - per ora - drammatico il bilancio dei caduti. Se ne conta uno ucciso dai proiettili austriaci nel corso dell'assalto ai carri diretti in Castello, due (fanciulli) spirati a causa dei bombardamenti e forse, altri due, un anziano e un altro fanciullo, uccisi dalle milizie austriache nel corso del conflitto a fuoco a Sant'Eufemia. Qui, i militari "tedeschi" ricoverati, hanno resistito ad un primo assalto dei bresciani alla furiosa ricerca di armi da radunare. Dopo un secondo infruttoso tentativo da parte dei ribelli, verso sera, i militari hanno abbandonato la posizione, approfittando del favore delle tenebre, per riparare tra le mura del Castello. Difficile effettuare stime precise sul numero di militari presenti all'interno della fortezza: forse 500, forse più.
Non pare - per ora - drammatico il bilancio dei caduti. Se ne conta uno ucciso dai proiettili austriaci nel corso dell'assalto ai carri diretti in Castello, due (fanciulli) spirati a causa dei bombardamenti e forse, altri due, un anziano e un altro fanciullo, uccisi dalle milizie austriache nel corso del conflitto a fuoco a Sant'Eufemia. Qui, i militari "tedeschi" ricoverati, hanno resistito ad un primo assalto dei bresciani alla furiosa ricerca di armi da radunare. Dopo un secondo infruttoso tentativo da parte dei ribelli, verso sera, i militari hanno abbandonato la posizione, approfittando del favore delle tenebre, per riparare tra le mura del Castello. Difficile effettuare stime precise sul numero di militari presenti all'interno della fortezza: forse 500, forse più.
il dott. Sangervasio |
I rappresentanti del Comitato nel frattempo rendono note le loro intenzioni: "Il dado è gettato, ora è necessità il procedere innanzi. La Rivoluzione è consumata. Cittadini, all'erta! Ogni mezzo si attivi per sostenere, in caso sinistro, l'urto del nemico". Nonostante l'ardimento dimostrato, fino a ieri, nessuna misura era ancora stata presa per la difesa della città. Gli insorti corrono ai ripari eleggendo i responsabili della Guardia Cittadina (il dottor Pietro Buffali e Carlo Tibaldi), ma le guardie, oltre all'essere in numero non sufficiente, sono anche poco animate, per cui i lodevoli loro sforzi per riunire dei difensori armati non ottengono buoni risultati. Ieri mattina, fino a ora tarda, "mentre il castello vomitava ancora qualche bomba sulla città, non vi erano più di quindici guardie cittadine in funzione, e queste pure, indignate della inerzia e viltà dei compagni, stavano per abbandonare il posto, quando fu progettato e adottato all'istante di portarsi al Municipio e spingerlo a quelle misure che si richiedevano in sì critiche circostanze" affermano alcuni testimoni.
Tra mille difficoltà prosegue la ricerca di fucili. Per l'intera giornata, gran parte della gioventù si divide tra Municipio e Teatro, divenuto caserma delle guardie cittadine. Nel caso, molte cose possono diventare un'arma. Nascono piccoli drappelli, muniti di bastoni, di spiedi, di forche e d'altri strumenti, tutta (o quasi) gente del popolo che cerca di farsi forza intonando canzoni patriottiche in faccia alle bombe.
L'impeto dei cittadini cresce. Segnaliamo tra le altre, la testimonianza di un tale che preferisce restare Anonimo: "tutto questo bombardamento - dice - ha dimostrato che l'effetto devastatore delle bombe non è quello che i tiranni vorrebbero far credere per atterrire i popoli. Una città predominata dal sentimento nazionale può sfidare i bombardatori. Tiranni d'Europa! se qualche genio malefico non viene in vostro soccorso coll'invenzione di mezzi distruttori più efficaci, le bombe non basteranno a difendervi dai popoli moderni. Far scoppiare la rivoluzione? Difficile trovare ostacoli a tale impresa, basta lasciar libero lo slancio al popolo".
Nel corso della giornata fervono i preparativi per organizzare la resistenza in attesa dell'arrivo di Carlo Alberto. Da segnalare l'arrivo a Brescia, dal Piemonte, dei cittadini Martinengo, Borghetti e Maffei: "l'esercito piemontese diretto da Chrzanowski - dicono -, ha piegato in ritirata fino alla Cava, e quivi, attesi gli Austriaci all'agguato, ne aveva fatto macello. Un forte corpo di Piemontesi ha passato il ponte di Boffalora ed occupato Magenta, per cui, ora potrebbe già trovarsi sotto le mura di Milano. Il generale insurrezionale Camozzi si trova a Bergamo con un rilevante numero di corpi-franchi dal Piemonte". Cosa più importante: "duemila fucili sono già in viaggio per Brescia". Questo dicono e infiammano ancora di più gli animi dei cittadini. Stanno arrivando, se Dio vuole! Uomini, armi e munizioni stanno arrivando. La popolazione sembra concorde: "si venga dunque al ferro" esclama tra vicoli, le strade blindate dalle barricate e le porte cittadine presidiate di tutto punto. Per le contrade è tutto un fiorire di fucili arrugginiti, sono quelli che per sette mesi erano stati tenuti nascosti sotto le minaccie dalle legge marziale, guardati a rischio di vita: "spettacolo minaccioso e commovente".
SCONTRO A FUOCO A SANT'EUFEMIA - Il capitano Poma prima di costituirsi ostaggio è stato "convinto" a firmare la cessione degli spedali militari e la consegna dei fucili ivi esistenti alla guardia civica. Nel corso della mattinata di ieri, il capo-medico Löwestein viene costretto a scrivere un messaggio a Leske ottenendo la sospensione dei bombardamenti in cambio dell'incolumità dei soldati ricoverati negli ospedali militari e del silenzio delle campane, suonate a chiamata generale della cittadinanza. Dal canto loro, i bresciani grantiscono di non infierire sui malati. Non tutti i tedeschi ricoverati si dimostreranno però troppo "pazienti": a Sant'Eufemia, il 23, scoppia infatti uno dei primi scontri a fuoco dall'inizio dell'insurrezione: il corpo di guardia, che rinforzato qualche ora prima da un picchetto di circa trenta bersaglieri, chiude la porta dell'ospedale e vi si trincera salvo poi ripiegare nottetempo in Castello sfruttando il favore delle tenebre.
LA BATTAGLIA PROSEGUE - Ieri, in mattinata, un più corposo assembramento popolare pretende nuovamente l'apertura dell'ospedale. Questa volta gli armati, in numero maggiore (venticinque circa), si trovano di fronte solo gli ammalati. La porta resta chiusa per cui i cittadini aprono il fuoco contro le finestre. Compaiono alcune bandiere bianche, ma il popolo pretende l'apertura della porta che prova a sfondare. Alla fine la moltitudine irrompe nell'edifico "senza il benchè minimo insulto agli ammalati". Viene individuato il deposito delle armi, ma i rivoltosi ne trovano solo cinquanta. La maggior parte delle persone rimane delusa, mentre chi ha potuto impadronirsi di uno "Stutzen" o di un fucile qualunque lo mostra trionfante. In un piccolo stanzino attiguo alla porta giace un militare italiano ferito mortalmente, secondo la versione dei suoi compagni, il ragazzo sarebbe rimasto colpito mentre alla finestra cercava di rendere nota l'intenzione di aprire la porta, appena fossero cessate le violenze. E' l'unica vittima del secondo attacco.
IN ATTESA DEL NEMICO - Verso sera, la città trova anche motivo per festeggiare: dalla Valle Sabbia e dalla Val Trompia giungono schiere di volontari, venuti a dar man forte. Ora, Brescia è sicura di poter resistere: "Abbiamo dei capi risoluti a difenderla coll'aiuto di tutti i cittadini" affermano i coittadini. Li hanno nominati ieri, in Municipio. I nomi che circolano, oltre a Cassola e Contratti, sono quelli di Tito Speri, Bosio, Broglia, Pozzi, Martinengo, Borghetti e altri: "tutta gente che ha del coraggio, e che darà molto filo da torcere ai Tedeschi, se vorranno venire a misurarsi con noi". Pare che ci sarà presto occasione per misurarsi: gli ausburgici sembrano decisi a marciare su Brescia da sud est. Il generale Nugent potrebbe essere già partito da Mantova, senza sapere a cosa va incontro. [continua...]
FONTI:
Testimonianze, foto e atti ufficiali: http://www.brescialeonessa.it/xgiorni/start.htm
Testi e testimonianze tratte da:
- Carlo Cassola, "Insurrezione di Brescia ed atti ufficiali, durante il marzo 1849"
- Anonimo Bresciano, "STORIA DELLA RIVOLUZIONE DI BRESCIA DELL'ANNO 1849", volume unico, 1864
- Cesare Correnti, "I Dieci Giorni dell'Insurrezione di Brescia", Torino, 1849.
FONTI:
Testimonianze, foto e atti ufficiali: http://www.brescialeonessa.it/xgiorni/start.htm
Testi e testimonianze tratte da:
- Carlo Cassola, "Insurrezione di Brescia ed atti ufficiali, durante il marzo 1849"
- Anonimo Bresciano, "STORIA DELLA RIVOLUZIONE DI BRESCIA DELL'ANNO 1849", volume unico, 1864
- Cesare Correnti, "I Dieci Giorni dell'Insurrezione di Brescia", Torino, 1849.
11 commenti:
Noi Siamo Godzilla
l'Austria è il Giappone...
"Piccolo guaio ieri sera per l'avvocato Saleri: ritornando dal Municipio verso casa e cadendo a terra, ha riportato una lieve contusione che lo tiene obbligato a letto. Ogni responsabilità di governo passa quindi al dottor Gerolamo Sangervasio..."
Siamo sicuri che non si sia cagato addosso?
sicuri sicuri...
SCHILLAAAAAAAAAACIIIIIIIIIIIIIII!
Azionarda e gol di superapina di Rossi.
I giappa non te la mandano a dire:
"Giappone: sei giorni dopo la scossa
già ricostruita un'autostrada
Centomila i soldati dell'Esercito di autodifesa
impegnati nelle zone devastate dal sisma e dallo tsunami
OSAKA - Sei giorni soltanto. E poi si sono riposati. Tanto ci hanno messo gli ingegneri della società di gestione Nexco per ripristinare un tratto dell'autostrada a nord di Tokyo devastata dal terremoto dell'11 marzo.
Più che devastata: una foto scattata da una squadra di pronto intervento, a poche ore dal sisma di 9 gradi Richter, mostra l'asfalto disarticolato e sconnesso, con voragini di alcuni metri: uno scenario adatto a un film del genere catastrofico, tipo Godzilla.(....)Basta guardare la foto scattata il 17 marzo alle ore 17, esattamente sei giorni più tardi rispetto alla prima immagine: l'asfalto appare perfetto, come se non fosse successo nulla..."
E noi che c'abbiamo il centro dell' Aquila ancora devastato...
Cane Meo, uno di noi.
Divertitevi, schiocchi.
Sullo skate anche Tillman cane di venice beach
questa è obbrobriosa:
Una vera e propria psicosi ha messo in moto un meccanismo che ha avuto non poche conseguenze. Precauzioni esagerate? Non si sa, alla fine tutto è finito bene e questo è l'importante.
Cosa è successo? I passeggeri di un autobus di linea partito a Chiari e diretto in città hanno notato fuoriuscire dalla borsa di un immigratio pakistano dei fili elettrici. Il pensiero è andato immediatamente a un kamikaze, deciso a far saltare in aria il pullman. Ciò che ha insospettito alcuni passeggeri è stato il fitto confabulare del pakistano con altri immigrati seduti vicino a lui.
Qualcuno ha avvisato il conducente, il quale col cellulare ha chiamato i carabinieri per chiedere come si doveva comportare. I militari hanno consigliato di fermare il mezzo fingendo un guasto meccanico. Una volta fermato l'autobus tutti sono stati fattti scendere, e i carabinieri hanno perquisito il pakistano. Era davvero una bomba artigianale? No, solo il caricabatterie del cellulare...
da bsnews.it
dai che pasàn dumà i sa spara...
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