Trappola a Sant'Eufemia
gravi perdite tra i bresciani che cadono nel tranello di Nugent
il generale che viene a sua volta ferito a morte sul campo
Pessime informazioni diffondono false idee sulla guerra
Brescia, Martedì 28 marzo 1849
di Giorgio Sconforto
Episodio delle X Giornate di Brescia - Anonimo |
Sono davvero ingenti le perdite subite dalle colonne cittadine al termine di una tragica sortita che si è rivelata trappola mortale per circa diverse decine di bresciani (100, pare, tra morti, feriti e prigionieri). Attirati a Sant'Eufemia da Nugent, (colpito mortalmente a sua volta) i bresciani vengono accerchiati e sterminati. Solo il comandante Tito Speri (che aveva espresso molti dubbi sulle possibilità di riuscita della sortita) e pochi altri riescono a rientrare in città dove, nel frattempo regna il caos, sul versante dispacci. Dopo una giornata di relativa calma, ne sono arrivati tanti, forse troppi, tutti insieme e tutti in contraddizione tra loro: alcune comunicazioni sono addebitate a Radetzky e parlano di una vittoria austriaca a Novara e del tradimento di Carlo Alberto (maledetto Savoiardo), altre invece – tutte da verificare - vorrebbero l'esercito sabaudo in procinto di entrare a Cremona e Mantova. La fermezza bresciana comincia a vacillare, mentre cresce il timore di attacchi notturni. Siamo soli o c'è qualche italiano in grado di aiutarci?
Un RufenSgrufen di quei tempi... |
La mattina del 28 marzo arriva con il sole a riscaldare gli animi dei bresciani due volte vittoriosi. Il sesto giorno di rivolta si apre con una lieta sorpresa: “giunge un convoglio di fucili" ma non bastano per tutti quelli che ne vorrebbero uno.
Nel frattempo Cassola e Contratti cercano di mettere a punto una strategia per impegnare la guarnigione del Castello, in modo limitare il più possibile i bombardamenti. Si decide di organizzare un drappello “de' più esperti bersaglieri e, armatili di stutzen, appostarli all'alba più in alto rispetto al Castrello, sul pendìo dei Ronchi e da qui far partire scariche di colpi” in modo che dalle mura non spunti nemmeno una sola testa austriaca di sentinella o cannoniere. Leske non sembra gradire il piombo dei bresciani. Mentre cerca in fretta e furia di far erigere parapetti difensivi per i suoi, minaccia nuovamente di aprire il fuoco sulla città.
IMBOSCATA FUORI LE MURA - Per un falso allarme, il tamburo batte a raccolta. Dalla parte di Sant'Eufemia i nemici procedono lentamente. “Avanzano così piano che sembrano ritirarsi” ironizzano i bresciani sulle barricate. L'atteggiamento degli imperiali pare alquanto strano: “si vedono avanzare con cautela drappelli di Croati verso le mura che si ritraggono alle prime fucilate, poi riapparivano di nuovo, e di nuovo se ne vanno” raccontano i testimoni.
CAUTELA Vs TESTOSTERONE - Sull'onda dell'entusiasmo dei due precedenti giorni vittoriosi, nasce tra i bresciani il desiderio di inseguire il nemico e di mordergli la coda. Il dubbio assale però i pensieri del comandante Tito Speri, indotto a pensare che quella dei nemici non sia altro “che un'astuzia per tenere i nostri lontani dalle mura, e averne buon mercato in rasa campagna”. Avvisò i suoi, esortandoli a rimanere dietro le barricate, ma un nutrito gruppo di cittadini non sembra voler ascoltare i consigli del comandante Tito.
INIZIA LA BATTAGLIA - Così “a molti parve, che insidia o non insidia, si dovesse uscire, dacchè prosperamente si era combattuto anche il giorno innanzi all'aperto”. Si decide per la sortita, esce anche Speri che seppure in disaccordo, non intende abbandonare i propri uomini. Piombano fuori da Porta Torrelunga e caricano gli avamposti nemici respingendoli per l'ennesima volta fin verso san Francesco di Paola.
LA TRAPPOLA - Nugent lascia fare mentre, poco più avanti, la trappola sta per scattare: “il generale ha disposto due grandi colonne, una verso il piano e l'altra in sui colli, imponendo ai soldati che s'acquattassero per le fosse, nelle case, dietro i muriccioli e sotto i vigneti. Tra due colline ha poi imboscato un mezzo battaglione di fanteria che a un dato segno, deve irrompere di fianco o alle spalle dei Bresciani”. Ora, quando le prime bande di cittadini decidono di partire, gli altri non le abbandonano e organizzano due squadre: una sale sui Ronchi, sotto il comando dello Speri, mentre l'altra, sotto il comando di Antonio Bosi, rimane come retroguardia e riserva ad impedire che gli Austriaci, dal lato della pianura, circondino i Bresciani occupando la strada.
NUGENT COLPITO A MORTE (foto)- “Lungo tutta la linea comincia il fuoco”, i cittadini, con tanto impeto, si scagliano sugli Austriaci e questa volta, la ritirata non pare più simulata. “Nugent, ammirato e sdegnoso, sul punto d'essere ricacciato là, dove due giorni innanzi aveva con tanta durezza posto l'ultimatum di quattro ore per pentirsi e chiedere mercè, si trasse avanti ad incuorare i soldati: e mentre stava accennando che si puntasse un cannone contro gl'infuriati Bresciani, cadde ferito d'un colpo che in pochi giorni lo trasse a morte”.
I soldati portano via il generale ferito, abbandonano san Francesco e i nostri li inseguono gridando: “Avanti, a sant'Eufemia! Viva l'Italia! La Vittoria è nostra!”. Mai – crediamo - auspicio fu tanto lontano dall'essere vero. L'impeto dei bresciani è tale che nè lo Speri, nè altri riescono a fermarli. Il comandante, credendo impossibile l'impresa, ordina ai suoi di ritirarsi, ma “taluni, dominati da disperato coraggio, insistono perché non si debba lasciar posa al nemico, e tacciano di vile il loro capo. Un tale rimprovero, ridesta un incendio e soffoca in lui ogni calcolo; per cui, alzata la spada, eslcama: “seguitemi” e senza badare che pochissimi uomini si mostrano determinati al combattimento, si lancia alla loro testa sulla falange austriaca”.
Il sacrificio di Taglianini (stampa, 1859) |
IL SACRIFICIO DI TAGLIANINI – Mentre i cittadini combattono “per le contrade, Speri ordina ad un ragazzo, Taglianini, giovane intrepido, di salire sul campanile, suonare a stormo e inviare messaggeri ai Botticini, a Rezzato, a Cajonvico, affinchè le campagne si levassero in armi”. Taglianini comincia a martellare "a stormo", le campane suonano alla ricerca di chi vuole ascoltarne il richiamo. Improvvisamente, una palla di fucile frantuma la mascella del giovane che, moribondo, continua a suonare “gagliardamente, finchè i Croati, bestie immonde al soldo dell'impero, saliti in sul campanile, non lo ebbero finito”.
DIVISI – Le campane cessano. La prima brigata di Bresciani, penetrata nel borgo, si accorge troppo tardi di essere caduta in trappola. Gli austriaci li superano per numero, così decidono di tornare in dietro in formazione serrata verso Brescia. Fuori dall'abitato, subiscono però un primo assalto di cavalleria che, con un fuoco a bruciapelo, fa strage di cittadini. Da dietro, “con le bajonette, parte un nodo di fanti, aprendosi il cammino fra un mucchio di cadaveri”. Troppe le perdite prima di congiungersi a San Francesco con i soccorsi e protrarre il combattimento fino a notte. Dall'altra parte, la compagnia del comandante Speri, sbuca a sant'Eufemia dal lato di Cajonvico e si trova ad avere alle spalle il resto delle forze di Nugent. Impossibile aprirsi il cammino. Speri decide di prendere i sentieri sui colli, per vedere di uscire dal tiro nemico con un giro più largo. La sorte oggi non arride ai bresciani. Speri e i suoi uomini si scontrano con il battaglione appostato tra le frasche. Oltre alla difficoltà della salita tocca ora fronteggiare una grandine di un fuoco “così fitta, incessante e crescente, che due terzi dei Bresciani ne restano in sul luogo morti o feriti”. Altri sono respinti a valle, verso il borgo, sono una decina, ma tentano di attraversarlo con la baionetta in resta. Cinque vengono presi vivi, gli altri muoiono combattendo. Intorno a Sant'Eufemia è uno stillicidio. Alcuni, rimasti feriti, aspettano con le armi in pugno i nemici: un ultimo colpo prima di morire, un austriaco di meno su questa terra.
TROPPI MORTI - Dei cinquanta della brigata di Tito Speri si salvano solo lui e pochi altri. Geniale la trovata del comandante per sfuggire alle baionette croate: mentre i nemici calano dal monte verso Sant'Eufemia, Speri decide di gettarsi dietro le spalle il denaro che aveva con sé per le spese di brigata (rifornimenti e provvigioni). Questo espediente ritarda “la furia dei Croati, nei quali, sovra ogni altra considerazione, può l'avidità della preda”. Alla fine il conteggio lascia senza fiato: circa cento dei nostri sono caduti ieri tra morti, feriti e prigionieri. Ma doppia pare sia la perdita dei nemico a cui vanno aggiunti: “cinque ufficiali austriaci rimasero per un dì intiero insepolti sul campo di battaglia” e un generale in fin di vita. Dal comando asburgico, Nugent fa in tempo a chiedere nuovi soccorsi ad Haynau, impegnato a Venezia, e al maresciallo Radetzky, che torna vittorioso dal Ticino. Forse...
30 commenti:
D'ora in poi tutte le volte che passerò in piazzetta Tito Speri farò un inchino di reverenza e mi produrrò in ampie scappellate (nel senso del cappello)
Sì ma alla fine i venserà mia chei bastardi degli austriaci neh?...oh, schersòm mia...
Di Tito Speri mi piace molto questo muoversi in prima linea con i suoi concittadini anche quando non è daccordo con le loro scelte.
Gradissimo personaggio.
Grandissimi post!
Complimenti!
Questa sì che è informazione!
Altro che Studio Aperto!
Peccato che tanti leghisti sono semianalfabeti, se no avrebbero l' occasione di imparare qualcosa...
Castelli, una mente semplice.
Castelli: "Fuori i calabresi dall'Expo" - Sulla querelle è intervenuto anche il viceministro alle infrastrutture, il leghista Roberto Castelli. Contro il rischio delle infiltrazioni mafiose nei lavori per l'Expo 2015, Castelli chiede di tener fuori dalle gare per gli appalti le ditte calabresi. E' quanto scrive 'La Padania' che, nel numero in edicola sabato 26 marzo, dedica la foto-notizia della prima pagina alle "preoccupazioni del viceministro sugli appalti", titolando:
"Expo, Castelli: fuori i calabresi".
come se uno avesse scritto ndrangheta sulla carta d'identità...
arriveranno 900 libici a brescia grazie a Rufus e al suo amichetto bobo.
Quella di Studio Aperto non l'ho capita...
mi stai dando dello studio aperto?
hai detto a me?
la vena comincian a pulsare...
oh oh sta accadendo di nuovo è meglio che interrompa il collegamento ... MA BRUTTA TES...
Mordecai ecologista fanatico!
Sulla stampa locale è stata data evidenza all’incremento a Brescia dei tumori infantili del 8% rispetto all’anno precedente. Il dato è di per sé preoccupante ed è particolarmente drammatico se confrontato con l’aumento medio annuale che si registra a livello nazionale.
In Italia, i tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002.
Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia (138 casi 1990-98), Svizzera (141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’ 1.6% vs un + 0.6% e così via.
Il dato riferito per Brescia dovrebbe far sobbalzare l’opinione pubblica e richiedere un intervento immediato delle Autorità politiche e sanitarie in primo luogo dell’ASL e dell'ARPA ed in caso di smentite questi dovrebbero fornire in proposito dati puntuali e dettagliati.
Come ho in più occasioni detto pubblicamente, Brescia è in una situazione di inquinamento ambientale preoccupante e non basta affidarsi alle cure dei danni prodotti ma pensare a interventi di Prevenzione Primaria, ovvero alla tutela della Salute Pubblica attraverso la riduzione della esposizione (ambientale, professionale ed in qualsivoglia altra forma) a sostanze tossiche cancerogene o comunque nocive per la salute umana.
Non è vero che le cause ambientali sono solo ipotesi.
Infatti sempre maggiori sono le evidenze di associazioni tra esposizioni ambientali ad inquinanti alla nascita (o ancor prima) e l’insorgenza di malattie neurologiche, respiratorie e di come sia cruciale il momento dello sviluppo fetale non solo per il rischio di cancro, ma per condizionare quello che sarà lo stato di salute complessivo nella vita adulta. Nello scorso ottobre anche la Società Italiana di Pediatria riconosceva che è un “dato che emerge da centinaia di studi scientifici” che la diffusione in ambiente di molecole in grado di interferire pesantemente sull’embrione, del feto e del bambino possono produrre danni gravissimi.
A Brescia si deve prendere consapevolezza che è necessario pensare che ogni progetto che si mette in campo: dalla gestione del territorio, all’uso dell’energia, allo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali, al traffico, alla salvaguardia delle fonti di approvvigionamento dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo deve prevedere obiettivi di riduzione dell’inquinamento perché i dati che ormai sono evidenti e convergenti rappresentano una situazione drammatica che è ormai sotto gli occhi di tutti.
Dott. Celestino Panizza
Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia)
Scioccante.
Sono cifre spaventose.
Ammalati a casa nostra! altro che padroni!
Brescia, la porcilaia d'Europa...
E' tutto voluto.
Qui a Brescia nulla è frutto del disordine e dell'incuria.
Qui si vuole deliberatamente forgiare una nuova razza, una razza in grado di resistere alla diossina, al cromo esavalente e alla trielina nell'acqua, alle polveri sottili nell'aria, all'amianto, ai metalli pesanti emessi nell'aria dalle fonderie;
una nuova genereazione di umani resistenti al benzene, ad ogni porcheria che il profitto spinge a disperdere nell'ambiente.
Una genereazione di indomiti e resistentissimi PADANI!
Ecco il provincialismo italiota: non ci siamo ancora levati dalle scatole il padre che già si parla della successora...e questo articolo viene dal corriere del fatevi una sega.
Menomale che muro di cani in questi giorni è preoccupato ad occuparsi di cose serie e interessanti come per esempio la Storia. Il presente invece ci offre spunti per vomitare e tentare il suicidio o farsi venire degli istinti animali come quello di andare a milano a prendere a cannonate quei 4 deficienti pagati che disonorano l'italia accogliendo un indicibile nano di merda mentre dopo otto anni si degna di fare il suo dovere di cittadino e lo fa come fosse nerone in trionfo dopo aver bruciato l'italia...VERGOGNA! e a quella cicciona che per 300 euro ha venduto a forum la dignità sua e di una città intera e anche di 308 persone che onn ci sono più,anche a lei dico VERGOGNA!
E allora consoliamoci con questo geniale articolo di qualche precario apprendista bugiardino della redazione del corriere. Povera Patria
MILANO - Adesso non si nasconderanno più. Anche se a dire il vero non sembrano averlo fatto neanche prima. Il bomber del Milan Pato ufficializza la sua relazione con Barbara Berlusconi, la figlia del premier, che è come tutti sanno è anche il proprietario della squadra rossonera. In un articolo pubblicato sul numero di Vanity Fair in edicola, il giocatore brasiliano confessa la relazione con Barbara: «È tutto all’inizio, forse più avanti».
RELAZIONE DIFFICILE - Una relazione complicata quella tra i due. E non solo perché lei è «la figlia del padrone». Ma per le storie sentimentali da cui sono reduci entrambi. Pato nonostante la giovane età (ha 21 anni) è infatti già separato dalla modella Sthefany Brito, sposata con un matrimonio grandioso due anni fa e a cui dedicava ingenuamente) i gol mimando la forma del cuore. Un'abitudine durata solo 9 mesi e 13 giorni. Anche Barbara Berlusconi però viene da una lunga relazione finita da poco, con l'uomo che le ha dato due figli. Chissà che invece le disavventure passate non forniscano materia per una migliore comprensione tra i due.
Vi prego africani
vi prego africani invadeteci
vi prego esuli di tutte le guerre invadeteci
vi prego maghrebini disoccupati che guardate forum e pensate che questo sia un paese accogliente invadeteci
vi prego somali eritrei centrafricani voi che scappate dall'orrore della povertà della siccità della malattia della fame e della guerra di bambini contro bambini con armi che noi produciamo invadeteci
vi prego voi che credete che ci sia una giustizia invadeteci
vi prego
vi prego
vi prego
PATO A LAMPEDUSA INSIEME AGLI ALTRI!
Cani amici lettori di MdC
grazie a tutti per il sostegno dimostrato in quest'improvvida avventura delle X giornate di Bs.
Molti altri amici ci han già fatto sapere d'essersi rotti le balle del Risorgimento e di attendere al più presto un ritorno al "solito" MdC (lo riteniamo lo stesso un complimento... vi manca vero? bei maialoni!)
piccola digressione:
MASSIMO BIANCHINI E' UN BUGIARDO?
Cogliamo l'occasione per riprendere un passaggio dell'Assessore alla BUGIA Bianchini
che ieri ha scritto una letterina al sindaco con cui intende chiudere la polemica sull'unità d'italia. (Berlusconata!)
Polemica chiusa un par di coglioni! Scolorina Bianchini ha negato di aver mai detto di essere contrario all'unità d'italia.
OSCABALOCC allora i casi sono due:
o Bianchini è un gran BUGIARDO (e noi si propende per questa ipotesi) oppure BUGIARDO è il consigliere Agnellini che affermò tale considerazione in consiglio comunale (al che suggeriamo a Bianchini di querelarlo). Se la vedano tra loro dunque ma non vengano a riempirci la testa di CAZZATE! Grazie.
x padania libera
e link collegato
"E i soldi che dovremo spendere per tenere separate elezioni amministrative e referendum?"
Quelli chi li paga????
Bianchini, siamo già d'accordo
io voglio il risorgimento a vita! VI prego MdC andate avanti con la storia del Risorgimento. Voglio vivere nel limbo della Storia per altri 4-5 giorni, voltare la testa dall'altra parte e riposarmi un attimo da questa valanga di merda che si chiama Italia.
Cari Cani, è un piacere ritrovare queste pagine dopo mesi passati nella giungla della mente, dove tutto ciò che viene percepito come reale, in effetti lo è.
Ora, non so voi, ma apprezzo profondamente la serie sulle dieci giornate di Brescia. SSarà il mio spirito avventuroso e gagliardo, che mi fa preferire la Storia di un popolo che lotta unitamente per la sua libertà, piuttosto che alle vicende complicate della Loggia (mi pare che si chiami così ls vostra Capanna del Capovilaggio).
Orsù dunque, procedete
.. e scusate gli errori di battitura. Ho studiato, lo giuro
Il titolo rosseggia sull’ultimo Chi. “Ma che colpa ho se conosco il premier?”. Elisa Toti – una delle ragazze di via Olgettina – vi è ritratta come una diva di Hollywood. “Silvio Berlusconi per me è un secondo padre e sarà solo il popolo a decidere se dovrà dimettersi o meno”.
Trentun anni, senese, figlia di un’insegnante di storia dell’arte in pensione. Piccole apparizioni televisive in trasmissioni che si chiamano “La sai ultima?” e “Vivere meglio”, ambizioni da soubrette ma di fatto senza lavoro, nel 1999 conosce Silvio Berlusconi a una convention di Forza Italia, si rivedono nel 2008 a una cena del Milan, “il premier si ricordava perfettamente di me”. Comincia a frequentare Arcore, “cene normalissime” ripete a pappagallo a Chi. Il 9 gennaio viene intercettata con la madre dopo un’intera settimana nella reggia del premier: “Sono in condizioni pietose, non ti puoi immaginare” . “Senti, eeequanto v’ha dato?” l’interrompe la mamma. “Seimila”. “Dici niente?”. Il giorno prima: “Mamma, ha detto a tutte che ci dava un futuro…” Il futuro di Elisa è una collaborazione con Publitalia, “a quel punto il discorso televisivo si chiude”. “Pazienza, tanto va bene anche questo”, l’incoraggia mamma.
In Italia – ha calcolato l’Isfol – un trentenne su due vive a casa dei genitori: siamo i campioni del mondo dei bamboccioni.
Anche Elisa Toti è precaria. Nel settembre 2010 cerca casa a Milano. E si rivolge all’Agenzia immobiliare di Nicole Minetti per un appartamento in via Olgettina. Nicole: “Tu come eri rimasta con lui? Tutto ok, tutto a posto, giusto?” Elisa: “Sì, sì, io gli avevo detto: guarda avrei bisogno di una casa a Milano, perché sennò mi tocca andare in albergo…insomma, ho bisogno di una casetta…e lui mi ha detto guarda, chiedi a Nicole, perché è lei che s’interessa di tutto questo…”
Nicole le trova un appartamento al quarto piano, se lo intesta, (Elisa non ha una busta paga), ma dopo qualche giorno scoppia un problema enorme: Elisa soffre di vertigini. “Non riesco ad avvicinarmi alla finestra, ogni volta che la devo aprire mi dà fastidio…” Nicole, “al volo”, le trova un bilocale al primo piano. Sorge un altro ostacolo: costa 150-180 euro in più. Nicole propone di dire a lui “guarda, costa 130 mese perché è leggermente più grande…” Elisa, di slancio: “Figuriamoci, fossero 2 miliardi magari se ne accorgerebbe!” Nicole: “Tu fai avanti indietro da Roma?” Elisa: “Io frequentavo il giro di Roma, tra virgolette, poi ogni tanto venivamo su a Milano perché se c’era qualcosa…” E Nicole: “Eh, eh”
Entrare nel mercato del lavoro è sempre più difficile per la generazione dei trentenni, denuncia l’Isfol.
Elisa Toti si rivolge all’ufficio di collocamento di Silvio Berlusconi. Gli scrive lettere appassionate. “Ciao amore, ho già avuto due colloqui con il vicedirettore di Canale 5 e mi ha detto che ci sono tanti progetti per il digitale terrestre però bisogna prima che si concretizzino. Gli ho chiesto se nel frattempo potessi fare telepromozioni o televendite per prendere qualche soldino (…) Poi volevo dirti tesoro che ho avuto dei problemi per quanto riguarda la casa dove ho abitato in questi mesi ed entro la fine di luglio devo lasciarla, amore magari rimango a dormire da te visto che non ho più la casa tra un po’ , ho tantissimo bisogno di te amore!!! Le spese sono sempre tante. Al più presto dovrò anche ricomprarmi una macchina!”
E in un’altra lettera, trovata sul suo pc: “Ciao Silvio, ho spedito anche dei curriculum a Roma, ma niente, ti giuro Silvio sono disperata. Lo so che oggigiorno è tanto difficile trovare un’occupazione per questo ho avuto la grande fortuna di conoscerti…mi piacerebbe fare un lavoro che mi desse la possibilità di muovermi (organizzazione di eventi, pr, segretaria di produzione)…tanta fiducia in te Superman…”
“Caro Duce” s’intitola un libro Rizzoli uscito nel 1989, una raccolta di lettere di donne italiane a Mussolini, con una bellissima prefazione di Camilla Cederna. Mondine, donne fascistissime, puttane, suore, tutte scrivevano a Mussolini con il cuore in mano. Il primo capitolo del sequel, “Caro Silvio”, volendo è pronto.
Il titolo rosseggia sull’ultimo Chi. “Ma che colpa ho se conosco il premier?”. Elisa Toti – una delle ragazze di via Olgettina – vi è ritratta come una diva di Hollywood. “Silvio Berlusconi per me è un secondo padre e sarà solo il popolo a decidere se dovrà dimettersi o meno”.
Trentun anni, senese, figlia di un’insegnante di storia dell’arte in pensione. Piccole apparizioni televisive in trasmissioni che si chiamano “La sai ultima?” e “Vivere meglio”, ambizioni da soubrette ma di fatto senza lavoro, nel 1999 conosce Silvio Berlusconi a una convention di Forza Italia, si rivedono nel 2008 a una cena del Milan, “il premier si ricordava perfettamente di me”. Comincia a frequentare Arcore, “cene normalissime” ripete a pappagallo a Chi. Il 9 gennaio viene intercettata con la madre dopo un’intera settimana nella reggia del premier: “Sono in condizioni pietose, non ti puoi immaginare” . “Senti, eeequanto v’ha dato?” l’interrompe la mamma. “Seimila”. “Dici niente?”. Il giorno prima: “Mamma, ha detto a tutte che ci dava un futuro…” Il futuro di Elisa è una collaborazione con Publitalia, “a quel punto il discorso televisivo si chiude”. “Pazienza, tanto va bene anche questo”, l’incoraggia mamma.
In Italia – ha calcolato l’Isfol – un trentenne su due vive a casa dei genitori: siamo i campioni del mondo dei bamboccioni.
Anche Elisa Toti è precaria. Nel settembre 2010 cerca casa a Milano. E si rivolge all’Agenzia immobiliare di Nicole Minetti per un appartamento in via Olgettina. Nicole: “Tu come eri rimasta con lui? Tutto ok, tutto a posto, giusto?” Elisa: “Sì, sì, io gli avevo detto: guarda avrei bisogno di una casa a Milano, perché sennò mi tocca andare in albergo…insomma, ho bisogno di una casetta…e lui mi ha detto guarda, chiedi a Nicole, perché è lei che s’interessa di tutto questo…”
Nicole le trova un appartamento al quarto piano, se lo intesta, (Elisa non ha una busta paga), ma dopo qualche giorno scoppia un problema enorme: Elisa soffre di vertigini. “Non riesco ad avvicinarmi alla finestra, ogni volta che la devo aprire mi dà fastidio…” Nicole, “al volo”, le trova un bilocale al primo piano. Sorge un altro ostacolo: costa 150-180 euro in più. Nicole propone di dire a lui “guarda, costa 130 mese perché è leggermente più grande…” Elisa, di slancio: “Figuriamoci, fossero 2 miliardi magari se ne accorgerebbe!” Nicole: “Tu fai avanti indietro da Roma?” Elisa: “Io frequentavo il giro di Roma, tra virgolette, poi ogni tanto venivamo su a Milano perché se c’era qualcosa…” E Nicole: “Eh, eh”
Entrare nel mercato del lavoro è sempre più difficile per la generazione dei trentenni, denuncia l’Isfol.
FINE PRIMA PARTE
yhea
Elisa Toti: "Silvio Berlusconi per me è un secondo padre".
Che razza di padri incestuosi ci sono al mondo?
Bossi e Berlusconi
l'eleganza al potere
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