Cani amici buena semana a todos. MdC Lab (il nuovissimo centro sviluppo e ricerche sui nuovi mezzi di comunicazione sito temporanemamente nello scantinato di mia nonna) sta lavorando per creare un esperimento mai tentato prima. Fra qualche giorno dovremmo essere pronti, non mollateci proprio ora, non siamo un rutto e voi non vi siete abbuffati come ludri...
Per ingannare l'attesa proseguiamo con la pubblicazione del romanzo a puntate di Udillia Kikker, "Con la massima indiscrezione" saga sgangherona del management post-craxiano (o pre berlusconiano). Buona lettura. A proposito, la Kikker ha pubblicato un altro libro davvero fico (è il secondo), si chiama "Il seme della diffidenza". Provate a cercarlo in giro.

Capitolo 5
NON BISOGNA MAI OBESARSI
ovvero
Il culto del proprio corpo
NON BISOGNA MAI OBESARSI
ovvero
Il culto del proprio corpo
di Udillia Kikker

Ada, ventisette anni, impiegata nella company da sei, restò senza parole di fronte all’affermazione del general manager. Madre di una bimba di due anni, lavorava part time e durante i pomeriggi trascorsi a casa, cercava di implementare la sua naturale propensione per l’arte culinaria con notevole successo e grandi apprezzamenti da parte del marito.
Quel mattino, durante la pausa caffè, Ada ne approfittò per descrivere alle colleghe una ricetta sperimentata la sera precedente e immancabile arrivò l’interferenza del general manager. Il capo, ferrato su qualsiasi argomento, non perse l’occasione per ricordare alle attonite ragazze che, nonostante egli fosse attento alla dieta, anche lui era bravissimo in cucina, perché tra i tanti lavori svolti c’era stato anche quello di gestire una trattoria.
“I clienti entravano e chiedevano un qualsiasi piatto, non c’erano problemi, io prendevo il ricettario che tenevo in cucina e in quattro e quattr’otto preparavo un manicaretto con i fiocchi!”
“Ma – tentò di replicare Ada – se non sapevi cucinare il piatto richiesto come facevi?”
“Nessun problema – rispose lui con naturalezza – il ricettario conteneva tutte le quantità necessarie bastava solo metterle insieme!”
Si guardarono perplesse e furono sul punto di dire che il ristorante doveva aver avuto vita breve, ma ritenendola fatica sprecata le cinque “derelitte” cambiarono argomento.
Ormai il general manager era diventato un profondo conoscitore di tutto lo scibile umano e quindi anche in campo medico era in grado di dare informazioni e dibattere i vari argomenti senza problema.
Ormai il general manager era diventato un profondo conoscitore di tutto lo scibile umano e quindi anche in campo medico era in grado di dare informazioni e dibattere i vari argomenti senza problema.

Un giorno il capo si assentò dall’ufficio durante l’orario di lavoro per andare dal dentista. Non mancò ovviamente di informare le cinque impiegate riguardo la sua abitudine di recarvisi, una volta all’anno, per togliere il "calcare dai denti".
Nel mese di maggio, durante una visita di capi americani, Nicola fra un drink e l’altro, fu messo al corrente che era abitudine dei manager d’oltreoceano andare, il venerdì pomeriggio, al gymnasium, cioè in palestra.

Il costo di quelle sedute era però piuttosto oneroso e perciò il dirigente pensò bene di sfruttare il suo fondo di assistenza sanitaria integrativa per farselo rimborsare. Il sistema era semplice: bastava, con una richiesta medica per massaggi di fisioterapia, recarsi in una palestra dotata anche di sauna e si poteva così ottenere la fattura per una prestazione beneficiando invece di un’altra.
La cosa, come prevedibile conoscendo la fortuna dell’individuo, andò sempre liscia e senza alcun intoppo, salvo quella volta che un impiegato del fondo assistenza osò contestare una parte di quelle spese, senza entrare nel merito della prestazione, ma solo asserendo che erano state inviate fuori termine per il rimborso.
L’osservazione non fu gradita dal general manager che aggredì telefonicamente il malcapitato e, non contento, decise di scrivergli una lettera di suo pugno per fargli passare la voglia di combinare altri scherzi del genere. Pose a Lara il divieto di battere a macchina quanto da lui scritto sostenendo che un’impiegata avrebbe addolcito il testo mentre egli voleva che l’incompetente si ricordasse per sempre di lui.

Partì perciò una lettera autografa il cui testo, forse a causa dell’incazzatura provocata dal contrattempo, era talmente pieno di strafalcioni da lasciare senza parole.
Esordì scrivendo “con la presente le voglio rispondere alla nostra conversazione telefonica la quale sono rimasto frastornato nel sentire le sue espressioni da incompetente a svolgere simile lavoro di controllo e liquidazione di pratiche dei professionisti che le pagano il suo stipendio".
Proseguì : “Le faccio notare che un’ora del mio lavoro non copre solo le 60.000 Lire che lei ha contestato, ma al’trettante dell’ostesso importo, pertanto si compri pure un caffè con il ricavato ammenochè io non decida di vanzare richiesta per vie legali di quanto sopra".
“Le sue frasi verbali di onestà nei miei confronti la perdono perché le ho già scritto di proprio pugno quello che lei è cioè incapace di svolgere un lavoro del genere ma se ciò si verificherà ancora lei rimpiangerà di avermi incontrato sul suo cammino”
Non fu possibile verificare la reazione dell’impiegato quando ricevette la lettera; di sicuro non se la dimenticò facilmente, decise infatti di rimborsare al general manager quanto precedentemente contestatogli. Le cinque maligne giunsero alla conclusione che l’avesse fatto per ricompensare Nicola del momento di ilarità che la lettura della missiva gli aveva procurato, ma non furono mai in grado di provarlo.
Non fu possibile verificare la reazione dell’impiegato quando ricevette la lettera; di sicuro non se la dimenticò facilmente, decise infatti di rimborsare al general manager quanto precedentemente contestatogli. Le cinque maligne giunsero alla conclusione che l’avesse fatto per ricompensare Nicola del momento di ilarità che la lettura della missiva gli aveva procurato, ma non furono mai in grado di provarlo.

Purtroppo, c’era sempre una delle cinque “derelitte” che, di getto, se ne usciva con la frase: “Ma che schifo!”
Il disappunto, anziché smorzare le velleità del capo, le aumentava portandolo ad affermare che la loro era solo invidia e che non dovevano far altro che “provare per credere” o ancora che “sputavano nel piatto dove avrebbero voluto mangiare”.
Le cinque schizzinose ragazze impararono così a starsene zitte per evitare di peggiorare la situazione, ma l’espressione del loro viso riuscì ad esprimere, più delle parole, il disappunto che quelle scene procuravano loro.
Per il general manager la forma fisica era strettamente collegata alla sua virilità di maschio mediterraneo e il culto del suo organo sessuale ne era la diretta e logica conseguenza.

Per un attimo Clelia e Lara, prese da inspiegabile audacia, se ne uscirono chiedendo dettagli riguardo al Presidente e al Vice Presidente europei ma, fortunatamente, una provvidenziale telefonata di un cliente arrivò ad interrompere quella scabrosa richiesta.
Approfittando del fatto che il general manager si era assentato per rispondere al telefono, il gruppo concordò che non era il caso di avere simili dettagli riguardo ai grandi capi con il rischio di osservarli in maniera strana nel corso delle successive visite. E fu così saggiamente deciso di non approfondire mai più l’argomento.
3 commenti:
Mi piace chi scrive mah però senza motivare...
Le nostre miserie fanno il giro del mondo...
Giovanardi sei un coglione di merda
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