"10 kill They Die"

Episodio 1
GIANNI MORANDI

di Dottor Zero

C'è il sole alto nel cielo, deve essere circa l'una del pomeriggio. Un'ora assurda per praticare dello sport, soprattutto con questo clima torrido. La strada è dritta, una lunga lingua di asfalto nero stesa nel deserto come se ci fosse sempre stata, come se fosse caduta dal cielo.

Qua e là fanno capolino alcuni cactus fatti a forca storta come quelli che costellano i deserti dei cartoons. Il calore che attanaglia l'asfalto provoca alla pupilla uno strano effetto facendole percepire una semi-invisibile danza ondeggiante che sale verso l'alto.

E' così quando fa molto, molto caldo. Pratichereste voi del ciclismo in queste condizioni climatiche???? I muscoli sono caldi e reattivi e l'organismo del ciclista è impegnato in un notevole quanto stupido sforzo atletico, e funziona a pieno regime.

E' lui, è il mitico Gianni Morandi.

La sua fronte è imperlata di un sudore schietto, genuino, il sudore di un uomo che ama la vita e lo sport.

Indossa un anacronistico caschetto nero da ciclista con una cinghia anatomica che glielo fissa elegantemente al viso, passando sotto il suo mento liscio come una mela e contratto in una grintosa smorfia di piacevole fatica.

Un raggio di sole un po' birichino s'intrufola, generando un hollywoodiano effetto di luce tra i raggi cromati della sua splendida bicicletta sportiva (una rara "Francesco Moser" originale, prodotta nel 1986 con la supervisione del suddetto in persona).

La carburazione del suo organismo in movimento, in questo momento di estasi sportiva, è aiutata dal prezioso supporto di un lettore MP3 che fedelmente pompa musica nelle orecchie del noto artista, dandogli quella grinta per la quale noi tutti grandi e piccini lo conosciamo.

VAI COSI' SEI MITICO GIANNI!!!.

Io dall'interno dell'abitacolo della mia mastodontica autocisterna piena di combustibile, nel frattempo mi sto godendo il plastico e malsano piacere dell'aria condizionata.

Ho la barba lunga, un bel paio di Ray-Ban a goccia molto anni ottanta e indosso per il viaggio una vecchia maglietta dei Metallica che non tolgo da giorni, che così almeno finisco di sporcarla.

Il mio camion è un autotreno enorme, di quelli americani con il muso lungo, le marmitte che urlano fumo nero verso l'alto sopra il tetto dell'abitacolo, sognando l'A-TEAM.

Ci vuole una piccola scaletta per salire ma una volta dentro ecco che si capisce il significato della parola "road king", mentre si maneggia l'enorme volante che pilota il mio pachiderma d'acciaio. Il sole adora anche il mio camion.

Esso infatti è INTERAMENTE cromato e gli restituisce la luce con gli interessi, brillando sulla strada come una supernova di metallo. Il mio amico tachimetro mi dice placidamente (io vado sempre piano) che procedo ad una velocità costante di ottanta km/h.

Non ho fretta, tanto la strada è tutta dritta e poi mi sto godendo un vecchio pezzo dei magici ZZ Top che s'intitola "La Grange". Mentre la musica si specchia nelle impenetrabili lenti dei miei Ray-Ban a goccia (ebbene sì, ci ho messo le lenti a specchio!!!) lo vedo all'orizzonte. Ho già deciso. Con un sorriso metto mano all'ingombrante leva del cambio e scalo una marcia. I miei scarichi traforati verticali lo avvertono subito e sputano fumo nero verso il cielo terso.

Ora la velocità è aumentata notevolmente: lo ammetto ho un po' paura, ma se c'è nella vita un motivo per andare forte, ebbene amici, è proprio questo. In men che non si dica lo raggiungo.

Nel momento in cui il muso del mio camion lo inghiotte, avverto, amici, solo una minima vibrazione. Pensavo che l'urto l'avrebbe proiettato in avanti come in un macabro flipper, invece no, lui ha preferito essere ingoiato così!

Ora rimetto la quinta marcia, dò un'occhiatina allo specchietto retrovisore, mi sembra di scorgere un puntino dietro di me. Deve essere la nuova bizzarra creatura di carne maciullata e metallo nata dalla fusione di Gianni e la sua fottutissima biciaccia del cazzo.

Tutto ad un tratto mi assale l'ansia, una goccia di sudore freddo mi scende sulla tempia.

DIO MIO COSA HO FATTO!!
COME HO OSATO??
COME HO POTUTO??

Voi non potete immaginare con quale facilità si righino e si rovinino le superfici cromate! Urge una sosta dall'amico meccanico. Mi si stringe il cuore ma mi faccio coraggio, forse con un buon lavaggio a lancia le mie paure scivoleranno giù dal paraurti cromato in una schiuma leggermente tinta di rosso.

Dr. Z.

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