Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

venerdì 20 marzo 2009

Materiale di riciclo

Nella foto, la signora Marinella Cinciallegra porta a spasso Renè 09 l'androide microcefalo ottenuto con il materiale di scarto dei lavori di restauro a cui è stato sottoposto - nel tempo - Rinco Belfresconi (unghie, vecchi tumori di plastica, pezzi di calotta cranica, capelli in vetroresina, 38 barili di unto del signore avanzato dal '96, circa settemila quintali di laterizi e altrettanti di viagra scaduto). Da qualche tempo il micro cyborg ha preso ad operare in modalità "Cazzate&superego" e non ha ancora smesso. "La maldicenza insiste /batte la lingua sul tamburo /fino a dire che un nano /è una carogna di sicuro /perchè ha il cuore troppo /troppo vicino al buco del culo"[F. De Andrè]. I guerriglieri vanno trattati con rispetto...
Tifiamo Rivolta!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

In Francia il Maggio (francese appunto) sembra ormai alle porte, si direbbe visti gli scioperi di questi giorni...ciclicamente nel paese d'oltralpe questo strumento viene utilizzato per calcare la mano sul palazzo e arrivare ad una accettabile mediazione tra politica e stato sociale. I venti di crisi si stanno portando via anche le ultime certezze ed ecco che i nostri cugini scendono in piazza e cercano di frenare la valanga.

In Italia non c'è crisi quindi non si può protestare...c'è di più o meglio non c'è più neanche il dialogo.
Gli avvesari politici sono dei "cretini" i lavoratori pubblici (tutti?) sono dei "fannulloni"..i sindacati sono "cagadubbi" ; dulcis in fundo gi studenti che giustamente fanno sentire anche rumorosamente (come è ovvio trattandosi di studenti) la loro voce "sono dei guerriglieri e come tali vanno trattati" che poi è un neanche tanto velato invito alle forze dell'ordine a reprimere anche nel sangue se serve.
Ecco la morte del dialogo, la morte della democrazia. I padroni dei seggi e dei ministeri ci insegnano la disciplina a suon di insulti e minacce nemmeno troppo velate...ecco perchè di fronti a tali comportamenti deve cessare la fiducia dei cittadini nei confronti di questi efficenti tecnici del lavoro che si sono "rimboccati le maniche" e assunti la responsabilità di cambiare per davvero il paese facendolo ripiombare nel passato...ecco perchè Brunetta è uno "stronzo" ed ecco perchè TIFIAMO RIVOLTA

Anonimo ha detto...

La guerriglia (o anche guerrilla, dal termine originale spagnolo) è una forma di conflitto armato in cui uno dei due avversari è troppo debole militarmente, o troppo poco organizzato, per sostenere degli scontri in campo aperto con l'esercito nemico. Data questa limitazione, il modo di combattere si trasforma: l'esercito guerrigliero eviterà ogni occasione di confronto diretto, e si nasconderà disperdendo le proprie forze in unità piccole e molto mobili, che impegneranno obiettivi secondari e poco protetti in continue azioni di disturbo. Lo scopo della guerriglia è quello di logorare le forze nemiche, di abbassarne il morale esponendole a rischi continui, obbligandole a consumare mezzi e risorse inutilmente e vanificando i loro sforzi bellici. Mao Tse Tung, grande esperto di questa forma di guerra, parlava della guerriglia come "l'arte di fiaccare il nemico con mille piccole punture di spillo".

Anonimo ha detto...

L'avevo detto fin dall'inizio che non c'è da fidarsi di un ministro che si fa accompagnare al lavoro dalla mamma...

Anonimo ha detto...

White riot!

Anonimo ha detto...

Mi rivolgo a quelli di Rivolta ! La rivolta sta montando !

Anonimo ha detto...

Invito tutti a leggere questo articolo apparso stamani sulle pagine del quotidiano spagnolo...

EL PAIS - Spagna

La crisi minaccia la libertà di stampa in Italia

La manovre del governo per mettere uomini di fiducia a capo di prestigiosi giornali

MIGUEL MORA - Roma - 21/03/2009
Il cataclisma finanziario, il calo della pubblicità, la necessità di adattarsi all’universo digitale e il licenziamento dei giornalisti sono questioni che occupano i giornali di tutto il mondo. Molti esperti, e molti lettori hanno timore che questo processo incida sulla qualità della stampa. In Italia, forse il paese europeo,con la Russia, dove il controllo politico dei media è meno discutibile, la preoccupazione è duplice. Al duopolio televisivo, o piuttosto al monopolio puro e semplice, formato dalla RAI e Mediaset, potrebbe presto unirsi a una sorta di rivoluzione della stampa.
Alla base di questo movimento tellurico in arrivo risuona il solito nome: Silvio Berlusconi, magnate dei media e primo ministro, il cui nuovo obiettivo sono 2 prestigiosi quotidiani di Milano, il Corriere della Sera, il più grande quotidiano italiano, Il Sole 24 Ore e, il più grande quotidiano economico del paese.
"Questa volta, Berlusconi non farà prigionieri, vuole controllare tutto e lo farà", dice Giancarlo Santalmassi giornalista della RAI dal 1962 al 1999 e direttore di Radio24 fino al giorno in cui non venne cancellato, nell'autunno scorso, dopo essere stato dichiarato nemico ufficiale da parte del Governo del Cavaliere nel 2006. Enzo Marzo, un giornalista veterano del Corriere, concorda "pienamente" con Santalmassi; il giovedì nel corso di un dibattito sulla libertà di stampa tenutasi presso la sede della Commissione europea a Roma, ha detto che la battaglia per la leadership del giornale è già iniziata.
Il nucleo dirigente del gruppo RCS, editore di Unedisa in Spagna, e proprietario del Corriere, spiega Marzo, ha ritirato la sua fiducia al direttore del quotidiano, Paolo Mieli, e pensa a due sostituti. Il primo è Carlo Rossella, sponsorizzato da Berlusconi, e il secondo, Roberto Napoletano, direttore de Il Messaggero, che ricorda Marzo, “è divenuto famoso nell’ ultima notte elettorale , perché venne intercettato da una videocamera, con un telefono cellulare mentre stava concordando con Casini (leader della Democristiana UDC e cognato del direttore del quotidiano) il titolo che avrebbe dovuto dare il giorno seguente al suo quotidiano".
Rossella presidente di Medusa, il casa cinematografica di Berlusconi, e ha ricevuto la benedizione di Il Giornale, il quotidiano della famiglia del magnate, che ha ricordato che lo stesso "ha sempre avuto grande simpatia per Rossella avendolo già messo a capo in passato di due tra le più importanti testate, Panorama Tg5.”
All'interno di RCS, Rossella gode di un altro sostegno significativo: Diego Della Valle, padrone di Tod's e proprietario della Fiorentina, e Luca Cordero di Montezemolo, padrone di Fiat e di Ferrari nonché consigliere delegato de La Stampa.
Ma la parola di Berlusconi, sarà determinante, ragiona senza un minimo accenno di pudore il giornale di suo fratello, perché, mentre la crisi risucchia i giornali, "l'intero sistema bancario dipende dal primo ministro."
Anche Napoletano si gioca le sue carte: non dispiace a Berlusconi ed è uno dei pochi a parlare per telefono con Giulio Tremonti, ministro dell'Economia e editorialista per Il Messaggero. Secondo Il Giornale, il ministro sa che il peggio della crisi economica è ancora venire "e la sua idea è quella di collocare Napoletano a Il Sole 24 ore (proprietà, Radio24, i datori di lavoro: Confindustria) e al suo attuale direttore, Ferruccio De Bortoli, il timone del Corriere.
Se non si parlasse dell’italia, tutto questo fermento risulterebbe inverosimile, degno di un incontro nel confessionale. Ma tutte le fonti concordano sul fatto che si tratta di "reali e serie manovre", il cui effetto produrrà "un terremoto".
Inoltre il malcontento del governo verso un altro grande giornale, La Stampa di Torino, di proprietà Fiat, è ovvio. Secondo l’ambiente berlusconiano, il suo direttore, Giulio Anselmi, sarà tentato con una grande poltrona: la presidenza dell’ agenzia Ansa. Se accetterà, sarà sostituito con un direttore meno ostile al governo.
Mentre prende corpo questo disegno politico, i mezzi di comunicazione italiani cercano di ripararsi dalla tempesta come possono. Il presidente di RCS, Piergaetano Marchetti, che ha visto i profitti per il gruppo nel 2008 abbassarsi a 38 milioni di euro da 220 milioni di euro nel 2007, ha confermato che stanno soffrendo "gravi e repentini tagli della pubblicità." E il suo amministratore delegato ha annunciato che l’andamento del gruppo nei primi mesi dell 'anno obbligherà a “ridurre il personale. " "Dobbiamo agire sui costi e sui modelli di business in Italia e all'estero."
Marco Benedetto, Vice Presidente del Gruppo Espresso, prevede anche un "riallineamenti e chiusure". Ironia della sorte, Benedetto non è pessimista circa il futuro del settore: "Entro dieci anni sarà splendida."

Anonimo ha detto...

Il bimbonano ipse dixit:

Il piano casa che il governo varerà la prossima settimana sarà anche una risposta «all'architettura di stampo comunista» che ha pervaso l'urbanistica italiana nei decenni scorsi. Così il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ospite domenicale fisso di radio Rtl 102.5.

Anonimo ha detto...

Ed eccoli qua questi nani e ballerine della democrazia ancora una volta con la mania, l'ossessione dei comunisti...uffa non se ne può più...insomma BASTA!!!

Rimane sempre la Lorella Cuccarini del governo, il più amato dagli italiani, ma da oggi è anche “Mr. Brooklyn, gusto lungo”. Perché Renato Brunetta, ospite al forum de l’Unità, è “un riformista determinato di lunga lena” che non molla. “Un vero socialista”, “più bravo di Tremonti”, meno accomodante di Sacconi, “non porto a cena i sindacalisti”. Uno che “non festeggerà il 25 aprile”, ricorrenza “egemonizzata”, con una grande idea in testa, “quella di vendere le ex case Iacp” e creare altri “2 milioni di nuovi proprietari”, e un’ossessione “la lotta al comunismo” e di riflesso alla Cgil “il sindacato che ormai è un partito”.

Per questa ragione, per dare una risposta “all’architettura di stampo comunista” che secondo Brunetta ha pervaso l'amministrazione e l’urbanistica italiana nei decenni scorsi, il ministro ha difeso con forza il decreto legge che il governo è pronto a varare. Nonostante il “piano casa” violi intimamente la cultura delle regole e sia una sorta di condono preventivo il ministro lo considera “una scommessa”. “Io parto da un dato di fatto: la cultura delle regole ha prodotto l’abusivismo. Questo paese è un paese cattolico e ipocrita. Che si rifà a vincoli e piani regolatori per poi disattenderli. Si chiama azzardo morale. Si sottoscrivono patti sapendo di volerli rispettare”. Meglio allora il “fai da te”.

Accanto a questo Brunetta ha anche un suo piano edilizio. Vendere le case ex Iacp. Che sono un milione. Alle quali potrebbe aggiungersi un altro milione di proprietà dei comuni. “Avremmo così 2 milioni di nuovi piccoli proprietari”. La vendita è a un prezzo capitalizzato d’affitto. Circa 30mila euro, il calcolo è del Sole 24 Ore, ad alloggio. Un affare. “Se la comprano subito tutti” ha detto il ministro, anche “i fricchettoni” che “se la comprano e poi se la possono anche fumare”. I soldi esistono. E anche se la case sono per la maggior parte abitate da anziani “questi hanno i figli”. Lo stato incasserebbe 20 miliardi.

Questa è la scommessa di Brunetta. Ministro molto sicuro (ha già in testa un’autobiografia). “Ho il 70-80% del consenso rispetto alle cose che faccio”. Come la riforma della pubblica amministrazione. “Per strada mi fermano gli insegnanti e mi ringraziano”. Non tutti però. E quelli che lo criticano sono “insegnanti comunisti”.

Chi non gli crede lo vedrà presto: l’11 maggio, nel Forum della pubblica amministrazione, il ministro presenterà i suoi risultati. Forse avrà anche la completa mappatura dei precari (circa 40mila, 10-12 mila dei quali saranno assunti) nel pubblico impiego. Sul quale Brunetta annuncia “sorprese” per il suo collega Raffaele Lombardo: “La metà dei precari italiani è in Sicilia...”.

E a proposito di scuola il ministro ha anche detto che non chiederà scusa ai studenti dell’Onda: “Neanche morto”. Nonostante da giovane anche lui abbia manifestato, “ma solo contro i brigatisti”. Nonostante abbia fatto parte della Cgil, “mi ha iscritto una ragazza di Padova, una terrorista, che non so che fine abbia fatto”. “Da buon socialista sono anti comunista e quindi anche contro la Cgil”. Anche se l’attuale segretario, Guglielmo Epifani, è socialista. “Era socialista. I veri socialisti ora sono con Berlusconi”.

Il premier? “Che piaccia o no è un vero leader”. Uno che ha salvato l’Italia “dalla gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto”, che “ha salvato la democrazia in Italia”. “Un leader di rango” che non ha mai detto di essere antifascista , “ma io lo sono”, che non festeggia il 25 aprile. “E fa bene. E’ un festa egemonizzata”. Dai comunisti, si intende.

Anonimo ha detto...

Brunetta ministro della Repubblica fondata sull'antifascismo e sul 25 Aprile...chiedi scusa, dimettiti vergognati e poi sparisci!