Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

venerdì 30 dicembre 2011

Settimana della Cagnara: Doppio Racconto (- 1)

 Domani
di J. F. Sebastian Brach

se non fosse per il freddo continuerei a camminare. è notte. una delle tante in cui é impossibile dormire perché si affollano nella testa i pensieri topo-unghia-sasso, quelli che rodono e strappano, quelli che non puoi non ascoltare. anche se più che pensieri, sembrano suoni senza orecchio. se non fosse per la stanchezza, tirerei ora una riga esatta tra me e gli altri, proprio come quella che sto guardando sull’asfalto nero, e salterei di là, così da non essere più ostaggio, corpo obliquo. non ho voglia di rincasare. oggi ho la testa zuppa di quel profumo. camuffato da niente, come al solito.
un giorno stavo giocando in strada, avrò avuto nove anni. c’era il tramonto e il nonno era seduto sul solito gradino e sbucciava un mandarino. eccole lì, le sue sopracciglia folte sopra gli occhi chiari e la barba lunga, quasi arrotolata. dondolava la testa mentre osservava il frutto tra le sue dita rugose.
amir,domani partirai. rivedrai tuo padre.
cosa? quando mi disse quella parola,  non pensai a nulla. nessuna immagine. nessuna faccia.
sì domani partirai, avrai la televisione, una casa. l’Italia è bella, starai bene. domani.
con la testa vuota io guardavo gli spicchi arancioni nelle sue mani, quelle mezzelune perfette, e dietro, sbirciavo il sole ormai atterrato all’orizzonte. c’è tutto lì, non devi portare nulla. tuo padre ha una casa e un lavoro. dove saranno le mie scarpe?
abbassai il volume al minimo e mi rifugiai dentro la sua pancia, in quelle pieghe che sapevano di sale, fino a quando arrivò il buio.  quando poi la nave si staccò dalla terra, si staccò  anche un pezzo del mio corpo. forse un braccio. con tutte le sue dita. per sempre.
è notte. una delle tante in cui è impossibile non avere voglia di raccontare, perchè quell’odore di mandarino mi si è piantato nella testa e non mi lascia andare.
ecco che il cielo ora si rovescia e diventa mare. se non fosse per la stanchezza, tirerei una riga perfetta, proprio come quella che sto guardando sull’asfalto nero, e ci salterei sopra, come un funambolo, per camminate stellari.
Sai, un tempo c’era un paese in cui, in certe sere d’estate, potevi toccare le gocce di zucchero nell’aria, bere il succo di papaya, annusare il polline della mangrovia, intuire l’aroma di caffè nei sorrisi dei grandi e vedere le capriole del vento, in mondovisione.


 

Il professore non sbadaglia mai

Il mio professore non sbaglia mai e quando sbaglia non l’ammette.
Una volta si è sbagliato e ha detto: “Oggi lezione di sbrammatica.”
“Sbrammatica!?!” abbiamo detto noi.
“Certo, sbrammatica! Non la conosce nessuno ma è una parte molto importante della sborlottica.
Si occupa del pasticciamento sillabico, del travestimento formale e dell’allungamento sintattico. Sbrani le parole perché le brami, e vuoi ottenere nuovi reami…. anche se strani. Chiaro ragazzi?
Per esempio io posso dire: “il professore non sbadaglia mai”
“E noi possiamo sbadagliare?”
“Sbrammaticare è un’arte e prima di farlo bisogna sapere bene la grammatica. Voi non siete ancora pronti, quindi oggi lezione di grammatica.”
E con un fazzoletto si è asciugato la fronte.
La lezione è stata piuttosto noiosa, come sempre: noi ci divertivamo di più a vederlo sbrammaticare.
p.s. La prossima volta gli chiederemo cos’è la sborlottica.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Oh...

rrrok ha detto...

è incredibile, oggi è l'ultimo giorno di muro di cani!

Rufus, il sola delle alpi, Bava Beccaris, Zerbinà, Il poltrona, Mangione, Olana tutti bastonati ripetutamente dietro le orecchie. Per non parlare delle grandi battaglie di materasso e motorino...alcune cose rimarranno insuperabili per decenni (si vedano i filmati di LaboCubo e Silvio stai impazzendo)..

Chi l'avrebbe mai detto che il 31 dicembre 2011 molte persone avrebbero provato senso di smarrimento di fronte all'imminente scomparsa di questo blog, portato innanzi con sudore e fierezza dallo stoico Jebedia.

Personalmente nei giorni scorsi non avevo ancora avvertito davvero questa sensazione...pensavo solo all'epopea di MDC, da vivere in grande stile, ma oggi svanisce la gara a dare il meglio di sè. Oggi è semplicemente l'ultimo giorno di muro di cani.

Mi sento come quando portai la mia Panda (il Regno d'Albania) dal demolitore; i giorni precedenti grandi commemorazioni, quel giorno invece invincibile malinconia...stetti ad osservarla immobile mentre diventava cubetto..

Avv. Biscotto ha detto...

Uomo pandoro prende le distanza da Maurisio Seimani, precisando che:
-La sola volta che siamo stati sulla stessa macchina io non l'avevo mai visto prima, guidava il mio amico Renato e lui era nel baule.
-Non è vero che utilizzavo i suoi vestiti.
-Non siamo mai andati a letto insieme.

Graziano ha detto...

Che bello, oggi e' l'ultimo giorno di murodicani..........

Anonimo ha detto...

Alla fine la merda viene sempre a galla. Vero Graziano?

Anonimo ha detto...

Da 4-5 anni andavo dicendo che la cinica barriera (MdC) poteva rappresentare fonte di sicura sciagura per il caro Jebediah, essendo nel contempo sia luogo su cui facilmente urinare che invalicabile ostacolo all'estrinsecazione della Kerouakanea vena che in lui albergava.
La decisione di chiudere il sito o forse meglio di abbattere questo simbolico, quasi berlinesco ostacolo di libertà creative, mi induce a pensare che le 3000 battute al giorno, terapia per chi voglia cimentarsi con l'ambizione letteraria, ora se le possa finalmente permettere.
Con sentito o forse risentito affetto.
JEREMIAH WILSON

P.S. di MRS. WILSON:
...e una lacrimuccia di nostalgico baragnao bagnò la salopette del consorte!

Jebediah ha detto...

diverse m'annebbiano la vista offuscando altri e sentiti (non risentiti, ma forse troppo spesso poco espressi) baragnao per voi.

Grazie.

PS:

"Kerouakanea"...?
mi sa che forse è più "Bukowskyana"