L'ALBERO DI NATALINO
di Huyhnhnm
Era un ometto insignificante come lo sono tutti gli ometti, i quali altrimenti sarebbero "omoni che incutono rispetto" o addirittura "grandi uomini".
Il padre gli aveva dato il nome del cantante preferito: Natalino Otto. Ma il nostro ometto non avrebbe mai amato lo swing italiano, e in aggiunta con il passare degli anni sviluppò come un seno, e coltivò come un orto un complesso d'inferiorità senza confini nei confronti di chi aveva ricevuto dalla vita il dono di chiamarsi Natale.
Il padre gli aveva dato il nome del cantante preferito: Natalino Otto. Ma il nostro ometto non avrebbe mai amato lo swing italiano, e in aggiunta con il passare degli anni sviluppò come un seno, e coltivò come un orto un complesso d'inferiorità senza confini nei confronti di chi aveva ricevuto dalla vita il dono di chiamarsi Natale.
Magari senza neppure esser nato - come lui - il 25 dicembre, anche se il padre di Natalino non si chiamava nè Dio nè Giuseppe, e la madre (ma quale Maria, Jole!) l'aveva lasciato a quattro anni con quel genitore sempre sopra le righe per seguire un venditore ambulante di croccanti nelle sagre di paese.
Complesso o non complesso, però, il Natale mancato finì per diventare - suo malgrado riconoscendosi nell'odiato diminutivo - un perfetto Natalino: impiego al Monte dei pegni, camera ammobiliata sui Navigli (non ancora di moda), donne poche e sempre a pagamento.
Poi arrivò quell'inverno, nel quale l'ometto decise di riscattare in un colpo solo una vita di stenti morali e materiali: a Milano il più bell'albero di Natale sarebbe stato il suo.
A trovarlo fu un operaio del Comune, incaricato a metà gennaio di staccare le decorazioni dall'abete di piazza del Duomo. Natalino era riuscito a salire su su, fino in cima. Stecchito dal gelo, stringeva ancora nella mano destra la coda della cometa. E sorrideva.
Complesso o non complesso, però, il Natale mancato finì per diventare - suo malgrado riconoscendosi nell'odiato diminutivo - un perfetto Natalino: impiego al Monte dei pegni, camera ammobiliata sui Navigli (non ancora di moda), donne poche e sempre a pagamento.
Poi arrivò quell'inverno, nel quale l'ometto decise di riscattare in un colpo solo una vita di stenti morali e materiali: a Milano il più bell'albero di Natale sarebbe stato il suo.
A trovarlo fu un operaio del Comune, incaricato a metà gennaio di staccare le decorazioni dall'abete di piazza del Duomo. Natalino era riuscito a salire su su, fino in cima. Stecchito dal gelo, stringeva ancora nella mano destra la coda della cometa. E sorrideva.
2 commenti:
racconti stupendi grazie mille Huyhnhnm...
huyu sono commosso; è incredibile come un bimbo di 7 anni scriva storie così belle. Bravo Bravo.
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