Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

domenica 25 dicembre 2011

Piccolo racconto di Natale (- 6)

L'ALBERO DI NATALINO


di Huyhnhnm
Era un ometto insignificante come lo sono tutti gli ometti, i quali altrimenti sarebbero "omoni che incutono rispetto" o addirittura "grandi uomini".
Il padre gli aveva dato il nome del cantante preferito: Natalino Otto. Ma il nostro ometto non avrebbe mai amato lo swing italiano, e in aggiunta con il passare degli anni sviluppò come un seno, e coltivò come un orto un complesso d'inferiorità senza confini nei confronti di chi aveva ricevuto dalla vita il dono di chiamarsi Natale.
Magari senza neppure esser nato - come lui - il 25 dicembre, anche se il padre di Natalino non si chiamava nè Dio nè Giuseppe, e la madre (ma quale Maria, Jole!) l'aveva lasciato a quattro anni con quel genitore sempre sopra le righe per seguire un venditore ambulante di croccanti nelle sagre di paese.
Complesso o non complesso, però, il Natale mancato finì per diventare - suo malgrado riconoscendosi nell'odiato diminutivo - un perfetto Natalino: impiego al Monte dei pegni, camera ammobiliata sui Navigli (non ancora di moda), donne poche e sempre a pagamento.
Poi arrivò quell'inverno, nel quale l'ometto decise di riscattare in un colpo solo una vita di stenti morali e materiali: a Milano il più bell'albero di Natale sarebbe stato il suo.
A trovarlo fu un operaio del Comune, incaricato a metà gennaio di staccare le decorazioni dall'abete di piazza del Duomo. Natalino era riuscito a salire su su, fino in cima. Stecchito dal gelo, stringeva ancora nella mano destra la coda della cometa. E sorrideva.

2 commenti:

MdC ha detto...

racconti stupendi grazie mille Huyhnhnm...

sander lucioperca ha detto...

huyu sono commosso; è incredibile come un bimbo di 7 anni scriva storie così belle. Bravo Bravo.