Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

domenica 27 marzo 2011

X Giornate di Brescia - Quarto Giorno

"IL COMITATO DI PUBBLICA DIFESA

La Patria è in pericolo.
Ora è il momento, o Bresciani, di agire
e di far conoscere che le vostre promesse
non furono millanterie.
Gli armati accorrino davanti al Teatro
per ricevere le destinazioni.
Chi non ha armi, le donne, i vecchi, i ragazzi
si adoperino a costruire barriccate
alle porte della Città.
Uniamo le forze e difendiamoci.
Non si tratta che di duemila uomini
con due pezzi d'artiglieria,
 quasi tutti Italiani.
All'armi! All'armi!

Unione, costanza, ordine.
Brescia, 26 Marzo 1849
CASSOLA - CONTRATTI"


Unione - Costanza - Ardire!
La battaglia di Sant'Eufemia
Dopo due giorni di relativa tranquillità iniziano i primi scontri cruenti
Il generale Nugent marcia su Brescia
e impone un ultimatum alla città: respinto!
Tito Speri coordina le azioni militari,
ulteriori divisioni tra Comitato di difesa e Municipalità 

Brescia, lunedì 27 marzo 1849
  
di MdC

Quella appena trascorsa, verrà ricordata come la giornata di Sant'Eufemia con il nemico che avanza, si ferma, riprende, si ferma, accetta un'ambasciata e poi viene respinto al punto di partenza. L'alba del nuovo giorno (il quarto) porta con sè una colonna di militari d'Austria. Non erano dicerie, ma informazioni precise quelle che davano per certo l'arrivo del generale Nugent (nella foto). Ne giungessero di simili dal fronte del Ticino, sarebbe tutta un'altra cosa. Nugent, alla testa di mille uomini (quasi tutti croati) e con due cannoni al seguito,  giunge all'alba a Montechiaro (Munticiar) e poi si dirige verso Rezzato dove si ferma per far riposare le truppe e preparare l'assalto a Sant'Eufemia, piccola borgata che siede ai piedi dei colli a un paio di miglia da Brescia chiudendo il bivio che da un lato porta a Rezzato e quindi in direzione Verona e Mantova, e dall'altro guida verso le valli bresciane. Non è proprio la porta della città, ma poco ci manca: da lì al Rebuffone è un tiro di schioppo e arrivare al Rebuffone significa avere campo aperto in direzione di Porta Torrelunga, quella sì, accesso diretto alla città insorta. 

I bresciani non cedono, anzi resistono all'attacco grazie alle incursioni del drappello dei Ronchi formato da esuli e disertori e guidato dall'Orso di Serle (Don Piero Boifava), ma soprattutto grazie al coraggio della colonna comandata da un giovane patriota di 23 anni, figliol prodigo di questa città, ben noto a chi ha combattutto per la liberazione di Milano nel '48, ma anche a Parma e pure nella campagna mantovana: il comandante Tito Speri (foto). E' lui a dirigere le operazioni militari. Le due formazioni rallentano la marcia di Nugent, lo affrontano e alla fine verso sera lo respingono di nuovo a Sant'Eufemia. Mentre fuori le mura, l'impeto bresciano si confonde con l'odore della polvere da sparo, con il fragore dei colpi e il sangue di fratelli e nemici, nelle sale del governo cittadino si consuma invece la divisione tra Municipalità e Comitato di difesa, con il passare delle ore, sempre più distanti.

E' BATTAGLIA - Dopo un paio d'ore di riposo, l'ombra delle baionette croate di Nugent si allunga verso Sant'Eufemia. Boifava entra in azione e, con la sua compagnia, giunge per primo nel piccolo borgo. Fa barricare la strada che porta alle Bettole di Caionvico e taglia il ponte che congiunge i due abitati. Quindi dispone i suoi uomini al combattimento, pronti per sostenere l'urto di un nemico più forte per numero e per armi in dotazione. Il piano funziona, ma solo per poco tempo: alla lunga, la pressione degli uomini di Nugent si fa più forte e, temendo d'essere circondato, il prete guerriero retrocede alla Bornata passando dai Ronchi. 

LA COLONNA DEGLI ARDITI - Non ce ne vogliano gli altri cittadini rimasti a difendere la Patria. Ma questa giornata campale è stata illuminata dal valore del comandante Tito Speri e della sua colonna. I capi squadra sono Giuseppe Nulli, Antonio Frigerio, Luigi Castelli, Camillo Biseo e i fratelli Eligio e Filippo Battaggia. Gli arditi,  "muovono verso gli austriaci disponendosi all'interno del borgo di Santa Eufemia", per impedire loro l'ingresso.

Poco prima del mezzodì gli austriaci aprono il fuoco, e - secondo testimoni diretti della battaglia - "in quel primo scontro si rivela singolare il coraggio dei nostri, chè, scarsi di numero, giungono a respingere i croati, e li avrebbero inseguiti colla bajonetta in resta sino al piano, se non vi si fosse opposto, con avvedutezza, lo Speri" che comanda il manipolo con raro coraggio, "perspicacia naturale, e qualche esperienza militare".

COMBATTERE ALLA BRESCIANA - Un dissennato amore per la libertà muove i nostri contro le truppe imperiali. Agili corridori, i giovani cittadini si spostano rapidamente senza pensare alla propria vita, saltano su e giù  dalle barricate colpiscono - immaginando forse d'essere appostati dietro sicure trincee - per poi dirigersi velocemente in altri luoghi e da lì riprendere l'attacco. "E con superba arguzia chiamano questo modo di combattere: alla bresciana". Non fosse che combattono dalla nostra parte, qualche osservatore "neutrale" li farebbe rientrare tranquillamente nel novero dei "pazzi scatenati". Sta di fatto che questo strano modo di battagliare lascia increduli gli imperiali che, convinti di trovarsi di fronte all'avanguardia di più ampie schiere, restano spiazzati e vengono più volte colpiti.

EROI - Tra sibili ed esplosioni, urla e gemiti, fratelli caduti e nemici mutilati non mancano gli atti d'eroismo. "Un tale Raboldi, all'aprirsi del fuoco, colto da una palla austriaca nel petto, muore dicendo: "Me fortunato, ho l'onore di morire pel primo sul campo di battaglia!" raccomandando al suo capo che non dimentichi di scrivere per primo il suo nome. "E il mio secondo!" grida un altro cadendo, squarciato il ventre dalla mitraglia, e moriva mormorando fino all'ultimo sospiro: " Viva l'Italia! Viva la guerra!". Si racconta pure di un terzo, pericolosamente ferito, che rifiuta con sdegno i soccorsi dei commilitoni, e li ricaccia verso il nemico urlando: "è già abbastanza che manchi io, ma non permetterò che quattro sani, per cagion mia, lascino il posto".

PER UN CAPPELLO FORATO - Fra gli arditi se ne distingue uno con il cappello forato da tre palle di fucile. A chi scrive non è dato sapere cosa sia passato nella testa del giovane combattente, ma d'un tratto diversi testimoni lo vedono scagliarsi ghignando (ridendo) contro un mucchio di detriti dietro a cui stanno appostati quattro austriaci. Di slancio, al volo, ne uccide uno terrorizzando gli altri che si danno alla fuga. "Così dopo essersi fermato a raccogliere le spoglie opime" (roba di valore), torna dai suoi con la faccia di chi la sa lunga: "Alla fine - dice sghgnazzando - m'han ripagato del cappello!"

POLITICA E DIPLOMAZIA - Sin dal mattino, Comitato di difesa e Municipio sono al corrente dell'approssimarsi di Nugent e, di comune accordo, inviano il capo-medico Löwestein come ambasciatore. "Parlo solo con una delegazione di cittadini" risponde seccato Nugent. Vengono così inviati sul posto il dottor Pietro Pallavicini e Gerolamo Rossa, accompagnati ancora da Löwestein.
Gli ambasciatori sventolano una bandiera bianca. Il gesto viene interpretato dagli austriaci "come indizio di resa", cosa che dà nuovo impeto agli asburgici, pronti a scagliarsi vigliaccamente contro i bresciani, che li avevano tenuti in scacco per tre lunghissime ore.

"PRONTI A MORIRE" - Tocca al comandante Speri porre fine all'equivoco nemico. Aggiustato un fazzoletto bianco all'estremo della spada, con sprezzo del pericolo si lancia fra i soldati nemici ricordando loro che la delegazione vuole solo essere ricevuta dal generale. Nugent concede udienza e, dopo aver ascoltato le ragioni degli emissari, risponde: “entrerò in città per amore o per forza. Avete quattro ore di tempo per rimuovere le barricate, deporre le armi e arrendervi”. Nugent conosce bene Brescia (c'è già stato di guarnigione) e in città è noto per “indole non malvagia”. Così richiama il gruppo in procinto di tornare e aggiunge: "Dite ai bresciani che io li amo come miei figli, ma che sospendano le ostilità. Noi siamo qui per restare”. Risponde Tito Speri: "Le sue pretese sono quelle di un austriaco, le nostre quelle di un popolo che vuol combattere fino alla morte". 


LE REAZIONI - Gli ambasciatori riferiscono i contenuti del colloquio. Dopo aver preso atto delle parole del generale, i bresciani si dividono in due partiti: uno improntato alla prudenza (quello dei municipali), l'altro sospinto da grande ardimento e sostenuto dal Comitato di difesa (intenzionato a proseguire nella lotta contro l'Impero). Il Comitato propone di sottoporre l'ultimatum asburgico alla decisione del popolo bresciano raccolto in Piazza Vecchia e “in febbrile attesa”. Molti hanno combattuto per tutto la giornata contro gli austriaci e il Comitato non si lascia sfuggire l'occasione per trasformare la folla in “popolo deliberante”. I duumviri si affacciano alla ringhiera della Loggia notificando le volontà del generale austriaco. La risposta dettata in un'unica voce, ferma e chiara, irrompe feroce squarciando il silenzio dell'attesa. Un solo grido si leva da Brescia: “Guerra! Vincere o morire!”.

Dopo questa dimostrazione di forza popolare il Comitato, invia a Nugent una lettera: “Abbiamo comunicato ai cittadini la vostra risposta, ed il popolo in massa ha respinto con indignazione le vostre proposte, proclamando che si deve vincere o morire, e che la città è pronta a resistere finchè sia ridotta in cenere. Nulla aggiungiamo alla potente voce del popolo, e ci siamo per ciò determinati di sostenere con tutti i mezzi che abbiamo in nostro potere qualunque assalto. Non confidate troppo nelle vostre forze, perchè la massa popolare di una città agguerrita non si vince che con un imponente esercito. Le vostre truppe saranno massacrate sotto le mura di questa città, pensate quindi a quale responsabilità attirerete sul vostro capo con questo progetto disperato. Il Comitato di Pubblica Difesa: CASSOLA - CONTRATTI”.


RIPRENDE LA BATTAGLIA - Molto bello - pensano alcuni -, ma questa non è saggezza". Ebbene si sappia che nel caso in questione "la bellezza è troppo sfolgorante, perchè, la saggezza non ne rimanga inevitabilmente offuscata". Così, dopo la sprezzante risposta, il popolo corre a prepararsi per rispondere con i fatti alle promesse fatte. Gli austriaci intanto, muovono ancora da Sant'Eufemia e respingono gli attacchi bresciani dai Ronchi giungendo fino a San Francesco di Paola e al Rebuffone giusto in tempo per udire il martellìo delle campane che richiamavano i cittadini a difesa delle mura. I più impazienti abbandonata Porta Torrelunga e divorata la strada in un respiro, giunti a S. Francesco di Paola e trovati gli austriaci alle prese con le bande dei Ronchi, si gettano di nuovo nella mischia.


GIUNGE LA VITTORIA - Il combattimento dura fino a sera senza che agli imperiali sia concesso di fare un solo passo avanti. Anzi non riuscendo più a tenere la posizione, i croati di Nugent sono costretti a ripiegare nuovamente verso S. Eufemia. Trionfanti per la vittoria riportata sul campo, i nostri tornarono a notte in città. Il Comitato, lieto per il successo, ma nel dubbio che il nemico possa ancora tentare un assalto notturno combinato con bombardamento dal Castello, pubblica nelle prime ore della sera un manifesto, nel quale, ordina - tra le altre cose - che in tutte le finestre delle case poste verso la strada vengano esposti lumi. Nello stesso manifesto, ad ulteriore alimento del pubblico entusiasmo, viene data notizia della liberazione di Bergamo, anche se l'informazione non è confermata Un falso? Poco importa, per quest'oggi. La notte cla sulla città illuminata e nell'animo dei bresciani, la gioia per la vittoria e la fatica dei combattimenti si mescolano al dolore per la perdita dei fratelli uccisi dagli imperiali. Il tutto, nell'attesa febbrile di una nuova alba di guerra.
 
 
 
FONTI:
 
Per testimonianze, immagini e atti ufficiali:
http://www.brescialeonessa.it/xgiorni/start.htm  

Testi e testimonianze tratte da:

- Carlo Cassola, "Insurrezione di Brescia ed atti ufficiali, durante il marzo 1849"
- Cesare Correnti, "I Dieci Giorni dell'Insurrezione di Brescia"
- Felice Venosta, "Il martirio di Brescia: narrazione documentata"
- Anonimo Bresciano, "STORIA DELLA RIVOLUZIONE DI BRESCIA DELL'ANNO 1849",
- Lucio Fiorentini, "Le Dieci giornate di Brescia del 1849"
- "La Leonessa", numero unico per il Cinquantenario delle X Giornate di Brescia, edizioni Canossi, marzo 1899.

- http://www.bresciaoggi.it/dossiers/Dossier/300/1120/236024/
- http://storiaepolitica.forumfree.it/?t=47960108

Per le notizie su padre Boifava:

- http://www.faberi.eu/bsboifava.htm
- http://www.piardi.org/persone/p28.htm

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande il prete guerrigliero!

Anonimo ha detto...

Mi strappo un braccio e ve lo infilo nel culo maledetta Austria

Catìf come el tosec! ha detto...

Mi cavo un occhio e ve lo tiro in ghigna, invasori del cazzo!

Abbasso l' invasor! ha detto...

Mi spacco un femore e vengo a urlare sotto la vostra finestra, bastardi!

domanda ha detto...

Che fine avrebbe fatto il bagoss se fossimo sati conquistati dagli austriaci?

Anonimo ha detto...

si sarebbe chiamato Bagoessen

Notizie dal Fronte ha detto...

Mi strappo un dente e vi grido:"Viennen latronen die Ligen perdonen nicht!"

Notissie dale barricade ha detto...

Poi però faccio i referendum separati dalle elezioni, così spendo più di quanto spendevano i socialisti e la diccì ai tempi della prima repubblica...
I predica be, ma i razola mal fes, chesti che...

Apocalisse nucleare ha detto...

Un mondo senza nucleare è possibile.
Faccaimoci sentire.
Ora.

Anonimo ha detto...

Come si vota:

Il 12 giugno vuoi eliminare il ricorso all'energia nucleare? Sì.

Il 12 giugno vuoi cancellare la privatizzazione dell'acqua? Sì.

Il 12 giugno vuoi sbarazzarti del legittimo impedimento? Sì.

Uber alles, in der Padanien ha detto...

L'idea di Padania è al di sopra dell'idea di Stato.
(I Leghisti, durante le celebrazioni del 150° anniversario, 2011)

Per noi l'idea del "Volk" sta più in alto dell'idea di Stato. (A. Hitler, 1929)

Chi non conosce la Storia è destinato a ripeterla.