Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

sabato 10 luglio 2010

La Posta del Cane (2) - Lettera dall'Aquila


Manganellate e bollette arretrate
Terremotati e tartassati

Cani amici, in attesa di nuove ecclatanti azioni cagnesche - si preparino gli assessori che indossano guanti anti batterio immigrato - pubblichiamo una lettera che ci è giunta attrraverso le solite catene del web. Di ritorno dall'Europa centrale carichi di bei ricordi postiamo questa missiva che ci commuove davvero soprattutto se pensiamo a quante manganellate sono piovute sulla testa di questa gente in seguito alle direttive impartite dal governo di sua Putrida Piduità alle forze dell'ordine. Purtroppo è solo l'inizio...

LETTERA DALL'AQUILA - Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto. Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata. Ammutolisce. Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere. Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto. Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio. E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio. Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati. Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere. Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta.

Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile. Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo. Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.

La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio. O un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore. E lei mi risponde, con la voce che le trema. "Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo". Loro non scrivono, voi fate girare...

5 commenti:

MOBBASTA ha detto...

E comunque... al ritorno dal viaggio - per lavoro - solo multe nella cassetta delle lettere ...

questo paese di merda non mi vuole... e, va da sè, io non voglio esso così com'è...

FOTTITI ITALIA FAI CAGARE

MOBBASTA PERO' ha detto...

PS

So che le multe sono colpa mia
ma l'italia resta un paese di merda

Italia ha detto...

Guardati tu

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo! Non è l'Italia ad essere un paese di merda, ma sono gli italiani ad essere un popolo di "servi contenti"!Si fanno abbindolare da quattro complimenti, da qualche falsa promessa e dalla possibilità di trarre anche il minimo vantaggio personale nell'essere servi.
E, come avete riportato Voi, chiunque abbia l’ardire di parlare di integrità e di rettitudine viene bollato come un moralista e ridicolizzato. Sono gli italiani che devono cambiare!
Fiorenza K.

MdC ha detto...

Ma quando e come cambieranno?