Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

lunedì 14 giugno 2010

Maronna la craisaaaaaaaaaargh!!!!!!

Intervista seria


di Francesco Apostoli

Avevo realizzato questa intervista al professor Carlo Scarpa, docente di economia industriale alla facoltà di economia della Statale di Brescia, prima di lasciare il giornale che - a volte - non possiamo nominare. Visto che non l'hanno pubblicata, la considero mia (l'ho fatta io) e allora la pubblichiamo su MdC. Spero che il prof (persona ironica, gradevole e disponibilissima oltre che economista molto competente) non se ne abbia a male... finire su Muro di Cani non è sempre il massimo delle aspirazioni per le persone serie.

Eccola qui


Crisi economica, posti di lavoro a rischio, tutela della professionalità, energia, riforme, carenze della pubblica amministrazione, infrastrutture e mentalità imprenditoriale. Dopo le circa 50 milioni di ore di cassa integrazione registrate nel 2009 il traballante «sistema Brescia» prova ad affrontare il 2010 tra luci e ombre. Se la Crisi può essere anche un’opportunità per rivedere le storture di un sistema che fatica a riprendersi, l’economia globale dovrebbe riprendere a marciare solo dalla seconda metà del 2010. I tempi delle vacche grasse sembrano tutt’altro che vicini. Di previsioni e prospettive parla il professor Carlo Scarpa, docente di economia industriale alla facoltà di economia della Statale di Brescia, fornendo a chi vuole ascoltare una serie di spunti punti davvero interessanti.



Professor Scarpa, quali sono – a suo avviso - i punti di forza e i punti deboli del sistema industriale bresciano?
I punti di forza sono sicuramente la tradizione e la qualità di un’imprenditoria che si è costruita nel tempo, che non si è improvvisata, e quindi è molto radicata e diffusa. Questo fattore ci fa pensare che, quando l’economia ripartirà, ci sono presupposti per continuare sul sentiero precedente. Il punto debole è quello che per altri può essere un punto di forza: la specializzazione. Abbiamo tutte le uova in un paio di panieri (acciaiero e metalmeccanico) e qualunque situazione balorda si crea in quei settori si ripercuote pesantemente su tutta l’economia. Il fatto di essere distretto è un vantaggio fino a quando le cose vanno bene. Ma quando si fermano certi settori, a cascata, c’è un’intera economia che si ferma

Ma allora quanto vale la pena specializzarsi?
La specializzazione è arma a doppio taglio. Da un lato non puoi evitare di specializzarti, se vuoi lavorare bene devi avere una tua esperienza e caratterizzazione. Ci sono imprese che producono parti per macchine movimento terra e quando si ferma il settore delle costruzioni sono dolori. Altri specializzati in valvole per energie e metanodotti e quello è un settore più stabile. Specializzandosi in ambiti che hanno una certa stabilità di fondo di fatto uno acquisisce l’andamento di quel settore.

E’ possibile prevedere lo stato dell’industria bresciana quando terminerà la crisi economica?
Quando succederà è difficile da stabilire. Tempo fa parlavo con alcuni imprenditori bresciani che mi dicevano: «il 2009 ha fatto schifo. Per i primi sei mesi del 2010, se siamo bravi, sarà come nel 2009». Da giugno speriamo che si muova qualcosa. Ma sono solo speranze. Lo stato del settore industriale è brutto. Nelle imprese ora c’è poca gente che lavora: o sono in Cassa integrazione o gli hanno dato ferie o sono state anticipati lavori di manutenzione. Meglio farli ora.

E allora come finirà?
Sono ottimista perché vedo imprenditori che tengono botta, che non vogliono licenziare e tengono i dipendenti il più possibile perché ne avranno bisogno quando l’economia ripartirà. È un brutto periodo, ma cercano di farlo passare. C’è gente, insomma, che – come si dice - rifiuta di privatizzare i profitti e pubblicizzare le perdite. Vedo imprese che si fanno carico dei propri dipendenti. Questo significa che c’è fiducia nella forza lavoro. E poi ci sono imprese che nonostante tutto stanno investendo. D’altra parte – come si diceva - è il periodo migliore per rinnovare.

La nostra provincia ne risentirà meno?
Questo non lo so. Un po’ tutti ora cercano di capire in quale momento giungeranno i primi segnali di ripresa. Diciamo che le Pmi che hanno un po’ di liquidità da parte non se la passeranno male. Chi non ha liquidità, le imprese da 10 – 15 dipendenti che appena c’è uno scossone vanno sotto, mi fanno più paura.

Quanto è stata profonda la crisi? E quanto tempo impiegheranno le imprese per riprendersi?
Per certe imprese è stata profondissima. Il PIL italiano è calato del 5% su base annua. Una parte del paese è andata avanti senza problema, ma ci sono settori non protetti dell’economia che invece hanno segnato anche un - 30%. Quindi: se il paese nel suo complesso perde il 5% nel 2009 e cresciamo in media intorno all’1% annuo ci vorranno circa 5 anni per tornare in carreggiata. Nel 2010, la crescita sarà (secondo i più ottimisti) di circa l’uno percento, quindi si tornerà ai livelli del 2008 nel 2013/2014. Per il sistema Brescia, il discorso pare più complesso potrebbe volerci anche meno. E’ un bel problema… Il discorso vale per l’Italia che, in generale, cresce meno del resto del mondo da 15 anni a questa parte. Durante questo periodo abbiamo accumulato un 20 per cento di mancata crescita. Vuol dire 20 per cento del reddito di ognuno di noi. Abbiamo perso opportunità enormi e ho qualche dubbio sul fatto che, finita la crisi, cominceremo a crescere più di prima, non vedo provvedimenti strutturali che cambino radicalmente le cose rispetto a prima. Qualche volta sono sconcertato da questo paese. Penso a progetti come la Brebemi o la Pedemontana che sono opportuni (per non dire indispensabili) e vengono bloccati da incapacità, inerzia o sciatteria nella gestione dei progetti. Uno dei problemi è proprio quello di costruire una macchina statale che funzioni in cui la gente si prenda le proprie responsabilità, che venga premiata quando fa le cose bene e sanzionata quando le fa male, in cui l’amministratore non si preoccupa del Tar ma del dirigente che gli sta sopra. Manca totalmente la cultura dell’amministrazione pubblica come elemento fondamentale della crescita del paese. L’industria si attrezza ma la macchina pubblica è carente ed questa è la più grossa sfida.

C’è anche un problema culturale?
Mettiamo le regole ma nessuno ci crede. Siamo un paese che tende a non rispettare le regole e quindi dobbiamo dotarci di mille controlli. Se devi aprire un impresa ci sono centomila, cose che ti devo chiedere. Aprire un’impresa diventa a sua volta un impresa. Poi c’è il sistema giudiziario che non funziona, non per l’indipendenza dei magistrati, ma per la lentezza mostruosa dell’intera macchina, un fattore questo che scoraggia anche gli investimenti dall’estero. Quando mi chiedono quali liberalizzazioni servono rispondo sempre: liberasi da una giustizia che non funziona, dalla pubblica amministrazione che non funziona e dalla criminalità organizzata che blocca tre - quattro grandi regioni. Liberati da questi tre punti abbiamo un paese che è pronto a partire.

Come si comportano gli enti pubblici locali?
I comuni non hanno voce in capitolo. La Provincia fa quello che può, ha una serie di programmi per far fronte alla crisi ma le possibilità di intervento sono limitate. A livello locale la politica economica di si fa molto più con la moral suasion piuttosto che con veri quattrini,

Quali settori risentiranno maggiormente della Crisi?
Tutti i settori in cui Brescia è specializzata ne risentono particolarmente. Chi opera nella costruzione di componenti ne risente. Chi opera nell’alimentare ne risente meno. Il tessile invece è in crisi strutturale, essendo specializzati in beni intermedi, la situazione è particolarmente brutta.

E le Piccole e medie imprese sono sole?
Sì. Lo Stato ha deciso di mettere in campo grandi interventi a sostegno del settore auto. Ma su mille euro dati alla Fiat, 600 se ne vanno all’estero (in Polonia). Dei famosi 1000 euro, in Italia resta forse meno del 20%. Non sembrano provvedimenti efficaci e infatti quando li hanno presi c’è stata la levata di scudi della piccola e media impresa. Abbiamo una serie di altri settori (elettrodomestici, macchine per ufficio) che sono in crisi ma hanno ricevuto incentivi modesti. Proviamo a pensare ad una serie di incentivi per la rottamazione dei macchinari, incentiviamo stamperie, falegnamerie a rinnovare il parco macchine. Se cominci a rottamarne tre o 4 mila, magari qualche milioncino comincia a girare. Poi dovremmo concentrarci di più su interventi infrastrutturali, anche nel campo delle comunicazioni. Penso per esempio ai progetti sulla banda larga.

22 commenti:

Mario ha detto...

"Debito pubblico ancora a livelli record: ad aprile si è attestato a 1.812,790 miliardi di euro, il livello assoluto più alto mai raggiunto. Lo comunica la Banca d'Italia.

ENTRATE FISCALI IN CALO - Secondo Bankitalia inoltre le entrate fiscali sono in calo nei primi quattro mesi del 2010. Le entrate tributarie da gennaio a aprile 2010 si sono attestate a 104,7 miliardi di euro in calo di 2 miliardi in valore assoluto e dell'1,8%. Il calo dell'1,8% delle entrate tributarie nei primi quattro mesi del 2010 è in rapporto all'analogo periodo del 2009. Nel solo mese di aprile le entrate tributarie - comunica la Banca d'Italia - si sono attestate invece a 25,122 miliardi di euro in calo del 2,5% rispetto ad aprile dell'anno precedente."

Complimenti Giulio '47!

2Palle ha detto...

ormai è accertato questo paese fa schifo e non si merita di essere tale...mi dispiace perchè in realtà l'area geografica comunemente nota con il nome di penisola italiana o Italia è un gran bel posto...però poi purtroppo dentro ci abitano 60 milioni di coglioni!

Anonimo ha detto...

Dici solo una cosa: bastardo. E tu sai perché

Derrik ha detto...

Anonimo, ma a chi ti rivolgi?

quale sola cosa dice?
e chi?
e perchè è bastardo?
e chi è che sa il perchè?
e di cosa?

Sirmio Verusconi ha detto...

E' tutta colpa di certa magistratura...

X Anonimo ha detto...

Pensa sempre lo stesso: QUADRIFOGLIO.
E tu sai perchè!

Voyager Dog ha detto...

Quadrifogli...ricordo di un uomo che era uso trovarne in continuazione di quadrifogli.
E sempre al risveglio, ben impiantati nel suo ovale ano.

I cerchi nel grano, Atlantide, il Triangolo delle Bermuda, i quadrifogli nell' ano appunto...

L' universo è pieno di misteri di fronte ai quali l' uomo è davvero troppo piccolo.

Ottaviano del Porco ha detto...

Il pm legge le telefonate hard di Del Turco
L'ex governatore lascia l'aula: "è dileggio "

certo che è dileggio testa di cazzo in qualche modo dovrai pure pagare o no!
Vecchio Craxiano impunito!

io so perche' ha detto...

Dai anonimo... mi serviva un riempi spazio... mentre ero in ferie...


dai per favore nun te incazzaa´


cosa ti cambia?????

Sono quello che sa il perche' ha detto...

Io ti voglio sempre bene

e tu....?

Ma pensa 'n po'.... ha detto...

Ehi, take one!:
La dissidenza.

"Le Regioni non ci stanno. E bocciano i tagli della manovra ai loro bilanci. «La manovra è stata costruita dal governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto»: è quanto si legge in un documento approvato all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni e delle province autonome. I governatori sottolineano anche come «sostanzialmente si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale» e questo, scrivono, «è un problema gravissimo».
...siamo di fronte ad un padre sciamannato che ha aumentato il debito pubblico». Mentre le Regioni sono «figli virtuosi. Così non è sostenibile né equa e va cambiata», ha aggiunto Formigoni. "

Toh, er federalismo era 'na fregnaccia! Ma pensa 'n po'...

Ehi, take two!:
La schizofrenia.

"Il capolavoro di equilibrismo politico lo compiva però il neogovernatore del Piemonte Roberto Cota (Lega) , che prima firmava il documento della Conferenza delle regioni e poi si dissociava. «Io condivido l'impostazione della manovra - ha detto Cota - è necessario che venga fatta». Nel documento approvato all'unanimità dalle Regioni - ha quindi proseguito - «viene confermato da parte nostra un atteggiamento costruttivo». Per Cota, infatti, non è a rischio il federalismo fiscale, «anzi, la manovra evidenzia che esso e necessario e indifferibile». Una posizione che non è piaciuta ad Errani che ha sottolineato: «Il documento che definisce irricevibile la manovra economica e nel quale si sostiene che questa mette a rischio il federalismo fiscale l’ha firmato anche lui»."

Toh, i federlaisti non ce stanno più a capì 'n cazzo. Ma pensa 'n po'...

Paese alla deRiva ha detto...

esultare al gol del Paraguay? niente di illecito ma se ci sono di mezzo gli asini padani è solo cattivo gusto!

Anonimo ha detto...

Va bè, ma i leghisti ormai sono dei bolliti...sembrava dovessero ribaltare il paese e invece una volta arrivati in cima s' è scoperto che non avevano la minima idea di che fare.
Tranne attaccarsi alla poltrona come tutti gli altri.

rsk ha detto...

forse è per questo che la Lega prende una valanga di voti al nord, perchè sono come tutti gli altri, come quelli che c'erano prima!

moriremo democristiani
o leghisti che differenza fa!

Lettera ha detto...

A proposito di crisi.

Chi ne ha il tempo (è un po' lunga), cliccando su "Lettera" qui sopra, può andare a leggersi appunto una lettera molto interessante pubblicata da "il Sole 24 Ore", firmata da 100 economisti, che critica aspramente la manovra Tremonti e la linea dell' austerità adottata dai paesi della CE.

NO ALLA MANOVRA TRAMONTI!
SI ALLA MANOVRA MURODICANI!

Anonimo ha detto...

Su quanto scritto da "Paese alla deriva":

Attaccarsi alle poltrone, sollevare imbarazzi sull' inno nazionale e qualche scaramuccia di paese con qualche extracomunitario, abdicare alla festa della repubblica, non esultare se segna l' Italia...a queste quattro stronzate si riduce infine il grande piano dell' esercito leghista????

Avete in mano mezzo paese, potreste fare tutto ciò che volete, e tutta qui era "la linea", alla fine?

Ma vergogna...

Anonimo ha detto...

PS: cambiando discorso, invito alla lettura della "Lettera", perchè è interessante davvero.

Guerra alla Lega ha detto...

Leggevo l'altro giorno una bella amaca di Serra: questi urlano Roma ladrona col mestolo della polenta. Appena arrivano nella capitale si dimostrano nepotisti e clientelari come gli altri.
Propongo che muro di cani cominci una lotta senza quartiere a questi pagliacci pdi verde vestiti

cercasi nano ha detto...

Brunetta ma tu dove cazzo sei?

Ieri sera, all’ora della partita, erano presenti nell’aula di Montecitorio solo un pugno di deputati. Che via via sono diventati sempre meno. Tanto che quando De Rossi ha segnato il gol del pareggio gli onorevoli presenti erano quattro di numero: Roberto Giachetti (Pd), Donato Bruno (Pdl), Amedeo Ciccanti (Udc) e Roberto Calderoli.

Il provvedimento sotto esame era il Codice delle autonomie, definito dalla Lega “uno dei pilastri del federalismo”. E in Transatlantico, a metà seduta, il deputato del Carroccio Volpi si è sfogato. “Non è possibile che questo tema sia in calendario serale, e il fatto che coincida con la partita è una follia”.

Tanto più che giocava l’Italia, mica la Padania.

Così, guardando i numeri della serata parlamentare (e magari anche analizzando quelli dell’audince tv), s’avanza la curiosa sensazione di un doppio binario in salsa verde.

Radio Padania farà anche il tifo per i sudamericani e Zaia infilerà Verdi al posto di Mameli, ma quando gioca l’Italia di leghisti in aula ce ne sono due e solo due.

Hai visto mai che anche i lumbard, in attesa della secessione, intanto si vedono la partita. Ovviamente tifando tutti, ma proprio tutti tutti, per il Paraguay…

Alì ha detto...

Tutto ciò che vorrei è vedere la squadra della Padania (avrei potuto scrivere la Nazionale Padana, ma se la Padania è una nazione lo è anche il mio orto) massacrata da una squadra di undici neri.

Un bel Camerun - Padania...e Renzo Bossi sempre in barriera.

Lee Scratch Perry ha detto...

Se la Padania è una nazione lo è anche Muro di Cani.

Muro di Cani nazione now!

vericul ha detto...

fate come me scappate fino a che siete in tempo!