Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

sabato 1 maggio 2010

Sono Maria Stella e vivo "in deroga" dalla realtà

Ci piacerebbe
tanto conoscere
il motivo per cui
è stata nominata
ministro
(Il vero motivo!)


E' la sfiga di essere uno yesman o, in casi come questo, una "yesgirl". Il povero Ministro della pubblica Distruzione con delega al "Non-ci-capisco-una-mazza-sono-qui-solo-per-obbedire-agli-ordini" Maria Stalla Gelmini, fresca madre di pargola senza colpe, ormai ne ha sparate tante e tali che ogni "bovinaggine" viene digerita dalla latrina dell'opinione pubblica senza problemi.




Pescando dal mucchio, troviamo quella del tetto di alunni stranieri per classe. Quella è davvero comica. Ecco le prime stime della situazione in provincia di Brescia (dove sarebbe nata la "balla" Maria Stalla...)

Dal Bresciaoggi del primo maggio 2010: "Alle elementari, dunque, si scopre che su 105 istituti scolastici ben 33 sforano il tetto del 30 per cento, con una media di tre classi ciascuno. In un centinaio di classi di città e provincia, insomma, la presenza straniera va oltre i limiti imposti dal ministro Mariastella Gelmini".




Complimenti...
GENIO della Politica



Prosegue il pezzo di Mimmo Varone: "I bambini, tuttavia, non andranno da nessuna parte. Colosio (Dirigente Scolastico Regionale, ndC) ha concesso la deroga e resteranno dove i genitori gli hanno iscritti. La cosa è certa già oggi per 31 scuole. In tutte, gli alunni privi di cittadinanza italiana sono più del dovuto. Tuttavia i dirigenti hanno accertato che un buon numero di essi ha frequentato almeno due anni di scuola dell’infanzia, e “si presume” che conoscano i rudimenti della lingua italiana. Il criterio fissato da Colosio prevede che si possono detrarre dal conto, e l’operazione fa scendere la quota sotto il tetto. È l’uovo di Colombo. La deroga scatta e tutto resta uguale".
MA NON DAPPERTUTTO il criterio funziona. Al secondo istituto comprensivo di Brescia (via dei Mille) e alla scuola di Vestone, per quanto si faccia, sotto il 30 per cento non si va. E la direttrice dell’Ufficio scolastico provinciale (Usp) Maria Rosa Raimondi dice che Colosio sta decidendo il da farsi. Con ogni probabilità, il direttore regionale metterà mano al criterio di scorta. E quello sì, taglia la testa al toro, giacchè permette di concedere la famosa deroga in considerazione dell’esperienza accumulata dalle scuole e dagli insegnanti in tema di integrazione degli stranieri".

La scuola bresciana si stava già confrontando positivamente e faticosamente da molto tempo con il fenomeno dei migranti. Da molto tempo prima che la Gelmini si accorgesse dell'esistenza degli stessi migranti. Ergo non serviva l'apporto della ministrina.

Conclude l'articolo: "Prima o poi, in ogni caso, l’elenco ci sarà. E si potrà capire esattamente dove la presenza straniera va oltre i limiti del ministro. Intanto Colosio sta esaminando la situazione di medie e superiori. In queste ultime non dovrebbero esserci tante anomalie, alle medie si prevede che diverse classi sforino il tetto. Ma in tal caso non sarà necessario scomodare il criterio di scorta. Non dovrebbe essere difficile trovare stranieri che abbiano frequentato 2 o 3 anni di elementari".

Più semplice che trovare ministri minimamente in grado di conoscere il proprio territorio.


6 commenti:

pierino la peste ha detto...

I sindacati dovrebbero abolire il concertone del Primo Maggio. Non solo perché devasta il centro di Roma in una ubriacatura eccessiva, ma soprattutto perché ha perso ogni valenza politica ed appare sempre di più come una gigantesca foglia di fico davanti alla mancanza di una strategia di tutela e promozione dei lavoratori più giovani. Vorrei dire invece ai sindacati: abolite il concertone e usate le stesse energie mediatiche, finanziarie, politiche per la vita dei giovani lavoratori italiani. Meno circenses e più panem.
La flessibilità del lavoro fu negoziata dai sindacati perché riguardasse solo gli outsider, i nuovi assunti. La riforma delle pensioni concordata coi sindacati ha penalizzato i lavoratori giovani in maniera sproporzionata rispetto agli altri. Questo ha peggiorato un dato già esistente: il nostro paese è quello in Europa che spende meno per i giovani e più per gli anziani. Gli aggiustamenti economici che sono stati necessari per entrare nell'Euro e per sopportare la competizione del mondo globalizzato sono stati caricati tutti sulle spalle delle persone che sono entrate nel mondo del lavoro dopo il 1995: non è giusto. Le riforme non sono nemmeno servite ad aumentare gli occupati: infatti i giovani italiani che si considerano lavoratori attivi, sono diminuiti, non aumentati, dalla metà degli anni novanta. Non si tratta di recriminare per scelte fatte nel passato, e non si discutono le ottime intenzioni di un sindacato che ha spesso dovuto supplire alla debolezza della politica. Si tratta, tuttavia, di scegliere ora da che parte stare, e che iniziative prendere. Ora.
Continuare a organizzare il concertone per suggerire un'immagine di vicinanza ai più giovani non serve a nulla senza iniziative politiche adeguate, anzi, è controproducente: nessuno ci crede, alla vicinanza. Lo dicono i dati sulla sindacalizzazione. Solo il 19% dei lavoratori sotto i 34 anni è iscritto ad un sindacato: è chiaro cosa significhi questo in prospettiva, una lenta, inesorabile, condanna. Il sindacato dovrebbe emanciparsi dall'idea di doversi solo difendere da un destino avverso, già deciso: tutto può cambiare. Bisogna però passare all'attacco: essere consapevoli che oggi ancora più di ieri i lavoratori rispondono con fiducia solo a politiche serie e riconoscibili. A battaglie a largo spettro che abbiano l'obiettivo di allargare le opportunità di tutti. A politiche aperte e non concentrate su obiettivi di corto respiro a vantaggio soltanto di lavoratori ultra-cinquantenni, e soltanto in alcuni settori. Abolire il concertone, allora, per promuovere tanti piccoli concerti sostenibili nei luoghi dove vivono i lavoratori, e per promuovere un credibile sindacalismo per gli anni a venire.

Jebediah Wilson ha detto...

Son d'accordo con Pierino

Anonimo ha detto...

e quei bambini che sforano il tetto dove li manda?fa i corsi prvati lei??e chissà dove manderà a scuola sua figlia la mariastalla?...

ULTIMA ORA ULTIMA ORA ULTIMA ORA ha detto...

Carfagna: Mi sposo entro l'anno e voglio almeno due figli
Carfagna: Mi sposo entro l'anno e voglio almeno due figli Non rinnego l'amicizia con Bocchino ma siamo su fronti opposti


Roma, 4 mag. (Apcom) - "Ho già 34 anni e non vorrei diventare mamma tardi. Desidero minimo due figli". Il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna si confessa in un`intervista esclusiva sul numero di 'Chi' in edicola domani, mercoledì 5 maggio, e parla di maternità e matrimonio: "Entro l`anno". "Marco (Mezzaroma n.d.r.) è più bravo di me con i bambini e desidera molto una femmina perché è pigro e preferirebbe non essere costretto a giocarci a pallone", racconta la Carfagna. Intanto, prende decisamente le distanze dal suo ex amico Italo Bocchino: "Non rinnego un`amicizia, ma non sono affatto d`accordo con lui. Ora siamo su due fronti opposti: lo dico chiaramente", dice il ministro.

fazili doppisensi ha detto...

Carfagna: Non rinnego la mia amicizia con Bocchino...anche perchè è grazie a questa che sono diventata ministra

Anonimo ha detto...

Sia come sia, la Gelmini ha sempre delle gran belle bocce!