Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

venerdì 27 novembre 2009

Una Storia di Cani


di Capitan Trip

I Plastic People of the Universe (P.P.U.) erano un gruppo musicale.

Ciò che gli interessava fare era rock psichedelico d'avanguardia, spesso prepotentemente tendente al progressive. Questo è quello che interessava fare ai Plastic People of the Universe, niente di più e niente di meno. Ed erano cecoslovacchi. E si formarono agli albori di un gelido autunno cecoslovacco del 1968.
Va capito, però, quanto può essere gelido un autunno cecoslovacco. Più percisamente, va capito quanto può essere gelido un autunno cecoslovacco, se si sta parlando di un gelido autunno cecoslovacco dell' anno 1968. Soprattutto se tu sei nato nel 1951 ed hai 17 anni.

Nel gennaio di quell' anno (05.01.1968) Alexander Dubcek (nella foto a lato effetto-Warhol) era stato eletto segretario generale del PCC (Partito Comunista di Cecoslovacchia).

Una svolta non indifferente, se si pensa che, convinto della necessità di abbandonare il tradizionale modello sovietico, negli anni immediatamente precedenti, Dubcek aveva riunito intorno a sé un folto gruppo di politici e intellettuali riformatori, diventando il maggiore interprete di una linea anti-autoritaria – da lui stesso felicemente definita "socialismo dal volto umano" – tendente a introdurre elementi più moderni e liberali in tutti i settori della società cecoslovacca.
Una svolta non indifferente se si considera che la sua elezione fu dunque avvertita all’ epoca come il grande punto d’ arrivo, ed allo stesso tempo come il grande punto di avvio, di questo rivoluzionario “nuovo corso”, e che questo evento divenne l’ incipit di quella feconda stagione politica che, ancora oggi, viene ricordata in tutto il mondo come: “La Primavera di Praga”.
Ebbene, c’è però un motivo, però, per il quale ancora oggi si parla della “Primavera di Praga” e non del “Sessantotto di Praga”. Ed il motivo è che, benchè questo cosiddetto “nuovo corso” incontrasse il consenso della maggior parte della popolazione, e in nessun modo si proponesse come un’allontanamento dall' Unione Sovietica o di mettere in discussione il potere centrale di Mosca, nell' agosto di quello stesso anno, la Cecoslovacchia venne brutalmente invasa dalle truppe sovietiche.
(Tra parentesi: quanto sarà apparsa paradossale, ad un cecoslovacco, un’ irruzione di forze armate sovietiche sul proprio territorio, all' epoca?).

Ad ogni modo: la motivazione di questa irruzione fu che quelle riforme, ma meglio sarebbe dire: quelle semplici avvisaglie di riforme, furono avvertite dalla dirigenza sovietica come una grave minaccia all'egemonia dell'URSS sui paesi del blocco orientale, e, in ultima analisi, come una minaccia alla sicurezza stessa dell'Unione (sic!).
Ripreso perciò il controllo della Cecoslovacchia, ed espulso Dubcek dal PCC, Mosca pose in atto un processo che chiamò di "Normalizzazione", durante il quale fece sprofondare in breve tempo la Cecoslovacchia in uno dei periodi più bui ed oppressivi di tutta la propria storia.
Ed ecco che forse, a questo punto, si potrà ben capire quanto possa essere gelido un autunno cecoslovacco, soprattutto se quello di cui si sta parlando è un gelido autunno cecoslovacco dell' anno 1968.E ancor di più, se tu sei un ragazzo di 17 anni, invasato per la musica dei Velvet Underground e Frank Zappa (nella foto a lato, mentre fa il furbino ndC).

I Plastic People of the Universe si formarono attorno alla figura di Milan "Mejla" Hlavsa (Praga 06/03/1951 - 05/01.2001), un giovane bassista reduce da una prima esperienza in un gruppo di nome "The Primitive Group".Si formarono attorno alla sua figura a all' ombra di quella del ventiquatrenne Ivan Martin Jirous, critico di storia e cultura cecoslovacca, che fece conoscere al giovane il chitarrista Josef Kanicek ed il suonatore di viola Jiri Kabes. Ivan Martin Jirous (nella foto sotto), la cui fama da quel momento in poi risulterà indissolubilmente legata al suo ruolo di manager e direttore artistico dei P.P.U, coinvolse successivamente nel progetto anche il professor Paul Wilson, un canadese che si trovava a Praga come insegnante di inglese, il quale venne inizialmente ingaggiato come traduttore ufficiale della band dei testi delle canzoni rock inglesi e americane (impara l’ arte e mettila da parte) ed, allo stesso tempo, come trascrittore dei testi cechi della band in lingua inglese.
Per due anni Wilson si prestò anche come cantante, ma fu poi proprio lui, nel momento in cui si separò dal gruppo, a incoraggiare gli altri a esprimersi per il futuro solo nella propria lingua.La sua partenza fu compensata dall' arrivo del carismatico sassofonista Vratislav Brabenec, dopo l' arrivo del quale la band seguì il consiglio di WIlson, cantando principalmente solo in lingua ceca, testi ispirati alle scritture del filosofo e poeta cecoslovacco Ebon Bondy, a quell' epoca "scritture proibite" del regime. Non a caso, il primo vero album in studio della band, a cui i nostri arriveranno solo nel 1974, si intitolerà "Egon Bondy's Happy Hearts Club Banned" (foto in alto all'inizio del post).

Ebbene, l’ album dovette godere di un discreto successo, se è vero (com'è vero), che quello stesso anno migliaia di ragazzi partirono in pellegrinaggio da Praga verso il piccolo paese di Ceske Budejodevice, solo per assistere ad un’ esibizione della band.

Ciò che si vuole raccontare qui è dunque la storia di una Woodstock Cecoslovacca? No. Fermàti lungo la strada dalla polizia del regime, che in quell’ occasione arrestò peraltro anche numerosi studenti, i ragazzi furono costretti a battere in ritirata verso Praga. Perciò, non vi fu alcuna Woodstock Cecoslovacca.
Costretti invece a muoversi solo nei circuiti pirata ed underground negli anni successivi, i Plastic People of the Universe resteranno comunque oggetto di culto e riferimento per tutta la controcultura cecoslovacca durante tutti gli anni 70. Soprattutto dopo che, nel 1976, la STB, equivalente del KGB sovietico, arrestò quattro membri del gruppo, dopo un concerto, per "turbativa dell' ordine pubblico".

E questa, per il regime, non si rivelò certo una grade trovata.

A questo punto va però spiegata una cosa. Il lato più assurdo di tutta questa faccenda è che i Plastic People of the Universe non facevano canzoni di protesta. Né loro stessi si consideravano degli attivisti. Tutto ciò che volevano fare era suonare la loro musica.

Vestirsi e portare i capelli come gli pareva, e suonare quel rock psichedelico, d'avanguardia, spesso prepotentemente tendente al progressive, che loro amavano.

Punto.

Semplicemente suonare.

Ecco perché il fatto che il regime arrivasse a prendersela con gente come i “Plastic People” convinse alcuni cecoslovacchi che il regime comunista stesse sul serio perdendo il senso delle proporzioni.

Ed ecco perché, il 10 Dicembre 1976, cinque intellettuali del paese, il drammaturgo Vaclav Havel, il politico Jiri Haiek (ex ministro degli esteri sotto Dubcek), il giornalista Jiri Dienstbier, lo scrittore Pavel Kohout e l ‘ex diplomatico Zdenek Mlynar, rinunitisi per redigere una semplice protesta scritta per l’ arresto dei PPU, finirono invece per comporre un vero e proprio manifesto del dissenso, in cui si accusava il regime di violare i diritti dell’ uomo e di rinnegare, nei fatti, tutti i documenti che esso stesso aveva firmato: la Costituzione Cecoslovacca, gli accordi di Helsinki e le convenzioni dell’ ONU sui diritti umanitari.

Il documento venne successivamente fatto circolare, ottenendo da subito l’ adesione di numerosi esponenti dell’ intellettualità cecoslovacca. Alla fine di Dicembre esso già contava 242 firme, apposte da rappresentati delle più diverse ideologie. Al manifesto si diede il nome di “Charta 77”.
Si legge oggi su Wikipedia: “Charta 77 è stata la più importante iniziativa del dissenso in Cecoslovacchia”. (nella foto, parte del documento con le relative le firme ndC)

Ne dovette scorrere, comunque, di acqua sotto i ponti, perché il regime, in Cecoslovacchia, cadde solo nel 1989. A quell’ epoca la Carta contava ormai 2000 firme, molte delle quali incredibilmente illustri (recava a sorpresa, fra le altre, anche la firma del Vescovo di Praga). Ne dovette scorrere d’ acqua sotto i ponti, ma non fu certo un caso se il già citato primo firmatario di quel manifesto, il drammaturgo Vaclav Havel (nella foto ndC), fu il primo presidente della Cecoslovacchia post regime. Nulla fu certo un caso.

Non fu certo un caso, se si pensa a quanto potesse essere gelido quell’ autunno cecoslovacco del 1968. Se si pensa a un ragazzo di 17 anni invasato per la musica di Zappa ed dei Velvet Underground. Se si pensa che “Plastic People” è il titolo di una canzone di Frank Zappa del 1966. Per dire che questa è soprattutto una storia di cerchi che si chiudono.
Una storia di cani.
E... di in-scalfibili
muridicani.


15 commenti:

XXXXXXXXX ha detto...

E' il mio autore preferito

rsk ha detto...

dove cazzo gli hai scovati questi benedetto capitan TRIPPPPPPPPPPS

Facimm' a'prst ha detto...

Tutto molto bello.

Ho avuto dei brividi quando scrivevi dell'Urss, di quel periodo cupo dell'est europeo chiamato comunismo.

Ma come è possibile pensare di riuscire a programmare le azioni di milioli di persone ? E' qui che è cascato l'asino ! E' questa l'utopia, non la volontà di portare un benessere e un'eguaglianza di diritti per tutte le persone.

E c'è gente, al giorno d'oggi, che certe ideologie ancora le sbandiera con orgoglio e presunzione.

rsk ha detto...

...e ti pareva

Capitan Trip ha detto...

X Facimm a prst:

Il totalitarismo mette sempre i brividi, perchè è qualcosa di agghiacciante, al di là di quale sia la bandiera con la quale ti viene a bussare alla porta.
(E quella del comunismo non è certo stata l' unica bandiera con la quale ci è venuto a torvare nei secoli).

Riguardo invece a ciò che dici di coloro che "certe ideologie le sbandierano, ancora oggi, con orgoglio e presunzione"...che dire.
Io non sono comunista.
Ma ciò che mi è parso sempre di vedere in chi ancora oggi sbandiera quell' ideale è che l' ultima cosa che vorrebbe è proprio un totalitarismo come quello di cui si parla in questa storia.
Ed ho notato, anzi, che spesso sono proprio queste le persone che si interrogano più di altre, a tutte le latitudini, su quali possano essere le modalità con le quali garantire una vita migliore a quante più persone possibili in questo mondo.
Certo, talvolta anche sbagliando e prendendo colossali cantonate.
Ma credo sia bene, comunque, che certi interrogativi non muoiano mai.

tareq aziz ha detto...

a proposito di gente che voleva solo suonare e alla quale è stato impedito di farlo mi viene in mente la storia di un gruppo di "simpatiche canaglie" di nome SADDAMNED che volevano solo far un concerto, un'esperienza importante, a Canton Mombello quest'estate...ma qualcuno glielo ha impedito (magari in buona fede). A distanza di mesi, visto che adesso tutti conoscono i Saddamned e sanno che sono tipi sinceri, si potrebbe riproporglielo questo concerto o no?

Re Bogia ha detto...

secondo me si

W W LOLIO DOLIVA ha detto...

l'apologia di reato al
contrario, praticamente
un apoloniagia di reato!

Anonimo ha detto...

Dovrebbero farlo anche in italia...
per il fascismo però...

Anonimo ha detto...

Facimm' ' prst enculet

costituente ha detto...

in Italia esiste già si chiama APOLOGIA DI FASCISMO

L'apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente "Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione"), anche detta "legge Scelba", che all'art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «fa propaganda per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque «pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

La "riorganizzazione del disciolto partito fascista", già oggetto della XII disposizione transitoria della Costituzione, si intende (ai sensi dell'art. 1 della citata legge) riconosciuta «quando un'associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».

La legge prevede per il reato di apologia sanzioni detentive, più severe se il fatto riguarda idee o metodi razzisti o se è commesso con il mezzo della stampa, ed accompagnate dalla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici[1].

Di apologia del fascismo, dopo una certa caduta di attenzione, si è tornato a parlare in tempi recenti a proposito di siti internet scopertamente esaltanti il passato regime.

titanic ha detto...

il pensiero è quello che conta, purtroppo!

Queste merde padane prima o poi ci riprovano

Alfio ha detto...

Volevo chiedere al Presidente del Consiglio se non fosse possibile risolvera a Risiko, a Canasta o a Backgammon.

A guerra civile io non so giocare.

Grazie,

Alfio

rsk ha detto...

temo che il pdc non capirebbe la tua domanda, il suo senso dell'umorismo infatti arriva fino alle dieci o venti barzellette sessiste che deve raccontare ogni giorno per alleggerire un pò le sue pesantissime e faticosissime giornate di lavoro, poverino
tipo questa:

Siamo seri. Il ragionamento di Silvio Berlusconi a Olbia è accademico: “Se oggi il turismo rappresenta il 10 per cento del Pil, noi dobbiamo portarlo al 20 per cento”. E chi tira su il Pil? “Le hostess. Mi ero proposto per il casting”. E che faranno le hostess per il Pil? Potranno raccontare barzellette. Il presidente del Consiglio tira fuori una scenetta ambientata sui sedili di un volo Alitalia: giovanotto che di Pil la sa lunga, ragazza corrucciata accanto. “Che libro legge?”, chiede lui. “Un libro sull'amore”, risponde lei. “E di cosa parla?”. “Sostiene che gli uomini più romantici siano i napoletani, quelli sessualmente più potenti gli arabi”. “Piacere, Mohammed Esposito”.

E Berlusconi, più napoletano che arabo, strizza l’occhio al vescovo di Tempio, seduto in prima fila e quasi collassato: “Poi, Eminenza, passo da lei a confessarmi”.

Folla in estasi ha detto...

Amen