Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

mercoledì 18 novembre 2009

Rothe Erde - Per l'accordo? Aspetta e... Spera

Da anni al servizio dei padroni,
contro ogni logica forma di buon senso

Michela Spera, (nella foto sopra in versione Maga Magò), segretaria della Fiom-Cgil di Brescia cerca invano di far apparire posti di lavoro che non esistono. La strategia sindacale è sempre quella: carta che vince... carta che perde, la ruota gira, ma a perdere non è mai il sindacato. Le tessere aumentano sempre. E fu così che l'ideologia da quattro soldi non salvò neppure un posto di lavoro. Gli opposti come è noto si attraggono: Fiom e Silvio, uniti nella propaganda.

Guerra tra poveri in Berlus-FIOM-istan

Non sono bastate le urla, i vigilantes pagati dalla dirigenza (nella foto a lato mentre guidano il corteo dei "non scioperanti"), la tensione, la prospettiva di riapertura delle trattative o la bravata dei colleghi di lavoro istigati dai dirigenti che eludono il presidio e si intrufolano in fabbrica dalla porta sul retro (nella foto sotto).
Tutto in serie. non è bastato tutto sto casino a far retrocedere la Fiom di Brescia che, come è noto, per principio, non firma i licenziamenti. Stop. Non importa se gli altri licenziano lo stesso e, di quello che dice la Fiom se ne sbattono altamente le balle. La cosa importante è raccogliere due tessere. Se qualcuno prova a contraddire è un servo dei padroni. Stop. C'è poco da domandare, da chiedere, da spiegare. Qui a Visano nessuno sa più come andrà a finire. Presi per le palle da un branco di dirigenti arroganti e pieni di sè, capaci di assoldare quattro stronzi scalzacani e di prendere in giro addirittura la Digos (nell'inedita versione di mediatrice tra le parti) e la follia dei guerriglieri in cachemire.

L'amministratore delegato Mario Andaloni (nella foto con l'aria di chi ne sa sempre una più di te), commette una bella cazzata chiamando lo squadrone di vigilantes a far da testuggine anti Fiom. Non c'è che dire. Se le liste di mobilità vengono compilate con lo stesso strategico talento con cui vengono gestiti e mandati allo sbaraglio i lavoratori turlupinati, forse gli ostrogoti Fiom non hanno proprio tutti i torti. Il lampadelegato Francesco Mazzancolla "6scel" gongola a vederli arrivare. Dopo un mese passato a inventarsi balle su balle da propinare ai lavoratori del presidio, finalmente trova qualcosa di concreto a cui appigliarsi. Una giornata di scontri (verbali) e tensioni continue finisce, come spesso accade, senza alcuna sostanziale variazione. Tomasi di Lampedusa segretario dei metalmeccanici Cgil? Magari...

[Da Bresciaoggi.it] Tensione e un lungo assedio scioltosi solo poco dopo le 23, quando tra due ali di carabinieri i dipendenti che avevano deciso di tornare al lavoro violando il presidio che dura da cinque settimane hanno potuto lasciare l'azienda nella quale rischiavano di passare la notte. È stato il giorno della «guerra tra poveri», come più volte definita dagli stessi protagonisti, ai cancelli della Rothe Erde - Metallurgica Rossi di Visano (gruppo Thyssen Krupp).

Una giornata campale che ha visto il confronto acceso tra i lavoratori che aderiscono allo sciopero, indetto da più di un mese contro la decisione unilaterale della dirigenza di licenziare 44 dipendenti e i colleghi che invece volevano riprendere il lavoro. Dopo diverse settimane di muro contro muro (tra dirigenti e Fiom-Cgil) e di polemiche a distanza è stato il giorno delle tensioni, delle provocazioni e delle illusioni infrante. I dipendenti che non aderiscono al presidio, un'ottantina, hanno provato a dare un segnale eludendo di fatto il blocco dei cancelli e rientrando al lavoro proprio mentre veniva diffusa la notizia della ripresa delle trattative.

Gli animi si scaldano fin dalle prime ore del mattino. Intorno alle 9, scortati da una pattuglia di vigilantes, un'ottantina di dipendenti (impiegati, operai e pochi dirigenti) percorrono in corteo la strada principale di Visano fermandosi a pochi metri dai cancelli e affrontando il cordone degli scioperanti sostenuti da un nutrito gruppo di dirigenti della Fiom di Brescia. I vigilantes («assoldati dall'azienda» accusano gli operai) vengono immediatamente allontanati dai carabinieri della Compagnia di Desenzano presenti sul posto insieme agli uomini della Digos di Brescia. Dai due cortei partono insulti e la tensione cresce. Si continua così per circa un paio d'ore.

Nel frattempo, grazie alla mediazione telefonica condotta dalle forze dell'ordine si riesce a contattare la dirigenza e intorno alle 11 giunge la notizia che fa tirare (momentaneamente) a tutti gli scioperanti un sospiro di sollievo: «L'azienda accetta di sedersi al tavolo delle trattative» afferma il delegato di zona della Fiom Francesco Mazzacani. L'esultanza per la tanto attesa riapertura del confronto viene soffocata dalla notizia del blitz dei colleghi contrari allo sciopero che sono entrati nello stabilimento attraverso l'ingresso della casa del custode, riprendendo - per quanto possibile - l'attività e rimanendo bloccati in azienda fino a tarda sera.
La decisione improvvisa ha rimescolato le carte in tavola compromettendo la partecipazione della Fiom al vertice fissato per le 16 di ieri in Prefettura. Vertice che, secondo i sindacalisti della Cgil di Brescia, non avrebbe raggiunto risultati apprezzabili: «La proposta dell'azienda non viene ritenuta accettabile - afferma il segretario della Cgil Damiano Galletti - perchè riconferma i licenziamenti. L'unico spiraglio garantito riguarda la possibilità per ogni addetto messo in mobilità di usufruire di un anno di cassa integrazione straordinaria». Nulla di fatto dunque. Si torna al muro contro muro, si torna alla «guerra tra poveri».

24 commenti:

Sonia Acida ha detto...

Volevo chiedere una cosa che non mi è molto chiara della faccenda Rothe Erde, che questo blog sembra avere preso giustamente a cuore.

Ok, i sindacati sono divisi.

Ma di fatto, quanti lavoratori sono ad oggi per la linea dura e quanti per quella meno dura?

Quanti vorrebbero piantarla col presidio?
Raccolte 100 firme di persone che vorrebbero tornare alla lavoro su quante unità?

Il motivo per cui viene criticata la FIOM è anche perchè vi sembra non in linea con la linea dei lavoratori?

Ciao.

Anonimo ha detto...

I numeri, sono semplici:
- 170 dipendenti effettivi: ci cui 100, hanno firmato per far cessare lo sciopero;
- 44 lettere di mobilità spedite: di questi, 15 hanno accettato la mobilità e la buonuscita offerta, 10 si stanno cercando un altro posto; 15, invece, sono intenzionati a presidiare la ditta sino alla morte
Il problema, è che la FIOM non ha MAI accettato nessuna proposta o liquidazione; ha chiamato davanti ai cancelli personaggi molto dubbi, proveniente dai centri sociali.. il tutto, per arrivare a 200 persone.
Le stesse che, ieri, CI HANNO SEQUESTRATO all'interno della ditta!

Il cavernicolo ha detto...

I sindacati sono almeno trentanni che non fanno più il loro lavoro.
Succhiano il succhiabile; poveracci, ma come dargli torto.
Fra trentanni non esisteranno più.

Anonimo ha detto...

guardando la foto della tizia, si capisce il motivo per cui è in politica....

Vecchie Merde ha detto...

Anche Forza nuova solidale con i lavopratori di Rothe Erde. E' proprio vero, al peggio non c'è limite


Forza Nuova ... Merda Vecchia

rsk ha detto...

il motivo per cui questo blog mette sotto i riflettori il comportamento del sindacato, credo, sia dovuto al fatto che purtroppo la FIOM (su gli altri è meglio stendere un velo pietoso) non è più in grado di gestire in modo paritetico le contrattazioni con i dirigenti che fanno bello e cattivo tempo alle spalle dei lavoratori che alla fine sono quelli che ci vanno sempre di mezzo o perdendo il posto di lavoro o dimostrando che la parola solidarietà non ha più nessun significato...

MdC ha detto...

Solo un chiarimento:in questo blog non vengono censurati commenti; i post servono per offire spunti per il dialogo, che può essere anche pacato e rispettoso delle opinioni di tutti, se si può...tutti sono benvenuti escluso i fascisti e soprattutto quelle merde senza senso di forza nuova che invece stanno bene nelle fogne...loro habitat naturale...grazie a tutti!

Giustizia divina ha detto...

Jacko, I love you.

Forza nuova ?? ha detto...

Where ? Why ? What ? When ? WHO ?????

Osservatore bresciano ha detto...

X l'anonimo sequestrato

Furbi voi a farvi convincere dai dirigenti ad entrare

Anonimo ha detto...

Dirigenti che non c'hanno messo neppure la faccia

Andalo' ma vai a lavorare

rsk ha detto...

siamo alla rovina!
ma attenzione il bello è che non si pùò nemmeno criticare; non si può nemmeno urlare che il lavoro del sindacalista è quello di difendere il lavoratore in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo; guai a criticare se non vuoi essere chiamato servo dei padroni da una parte o estremista dall'altra...ma forse noi vogliamo difendere il concetto del lavoratore mentre questo già non esiste più. In fondo siamo tutti colpevoli! ma si chi se ne frega e poi adesso c'è il digitale terrestre in arrivo chi ce lo fa fare a noi di tirare fuori la testa dalla sabbia...meglio chiudersi in casa e aspettare...aspettare...aspettare

Anonimo ha detto...

Il signor Mario Andaloni esce allo scoperto con foto + interviste in prima pagina sul Giornale di Brescia...

Complimenti

Dirigenti detergenti

Bianco natale padano ha detto...

(da Bresciaoggi, la replica della giunta legaiola di Coccaglio)
Bianco natale, verdi per vergogna


La giunta di centrodestra decide di dare concreta attuazione a una delle norme della discussa recente legge sulla sicurezza e succede il finimondo. L’operazione di controllo della posizione degli immigrati avviata dall’amministrazione comunale di Coccaglio e ribattezzata con un nome «White Christmas», Bianco Natale, dagli echi inquietanti , ha portato la cittadina alla ribalta nazionale, fino a sollecitare un intervento in Parlamento.
In paese e su alcuni blog c’è chi accusa apertamente l’amministrazione di Franco Claretti (che ieri si è affrettato a precisare «White Christmas è una denominazione assolutamente casuale, a cui la polizia locale è pervenuta in modo informale e scherzoso per coincidenze cronologiche») di xenofobia per aver inviato gli agenti di Polizia locale a verificare casa per casa se i 400 stranieri con permesso di soggiorno scaduto da oltre 6 mesi effettivamente risiedano ancora a Coccaglio. E, se del caso, a notificargli la richiesta di avviare l’iter di regolarizzazione della propria posizione entro 30 giorni. O, diversamente, una volta fatte tutte le verifiche del caso a cancellarli dalle liste dell’anagrafe comunale.
«Tanta attenzione e clamore sono assurdi - ribatte stizzito alle accuse l’assessore leghista alla Sicurezza, Claudio Abiendi - perché, al di là del nome forse non felicissimo dato all’operazione avviata lo scorso 25 ottobre e denominata così perché si concluderà prima di Natale, qui non c’è nessun razzismo o caccia al clandestino, contrariamente alle assurde dicerie di qualcuno che sta artatamente mettendo in giro. È solo un’operazione di anagrafe, non di certo un’operazione di Polizia : stiamo semplicemente applicando un decreto del 1989 del Presidente della Repubblica in materia di regolamento d’anagrafe e la recente legge sulla sicurezza che ha fissato in 6 mesi il periodo di tolleranza dalla scadenza del permesso».
«Stiamo solo controllando chi davvero risiede a Coccaglio, per evitare - insiste Abiendi - che persone che nella realtà vivono a Canicattì ma che risultano ancora residenti a Coccaglio possano accedere a contributi comunali o altri vantaggi riservati ai residenti. Sapere quanti stranieri sono realmente i residenti stranieri in paese, è fondamentale anche per pianificare le politiche di integrazione, ad esempio di corsi di italiano e di educazione civica. Tanto baccano per nulla. Nel corso dell’operazione White Christmas - fa sapere l’asssessore - i nostri agenti non effettuano alcun controllo reddituale sul nucleo familiare straniero, né, tantomeno sulla sussistenza dei requisiti igienico-sanitari degli alloggi».
Sulla vicenda prende posizione anche il parroco don Giovanni Gritti che ricorda come alcune persone avessero già chiesto conto all’assessore di questa operazione, ricevendone in risposta che si «trattava di un censimento per verificare l'effettiva situazione sul territorio di Coccaglio. Il "bianco" Natale non fa riferimento al colore della pelle di chi lo celebra, ma è la citazione del titolo di una nota canzone per indicare il termine conclusivo delle verifiche. Coccaglio non è razzista. Non mancano alcuni modi di dire sulla bocca della gente che potrebbero fare pensare a tale sentimento, ma in realtà sono espressioni di qualche forma di disagio, giustificato o non. Rimane comunque l'impegno ad educarci a vincere la tentazione dell'intolleranza».

Francesca Comencini ha detto...

Caro direttore, leggo sui giornali dell'operazione "White Christmas", messa in atto dal sindaco di Coccaglio, che consiste nell'individuare, casa per casa, tutte le persone straniere non in regola e cacciarle, in vista del Natale. La notizia mi colpisce, non solo per l'idea di accoglienza, di cittadinanza e di cristianità che la sottende, ma anche perché Coccaglio è il luogo dove riposano i miei nonni, Cesare Comencini e Mimì Hefti Comencini. Per loro mi sento in obbligo di scrivere questa lettera.

Mia nonna, figlia di una famiglia svizzera tedesca, si innamorò di mio nonno Cesare e per sposarlo dovette combattere contro tutti i pregiudizi di cui gli italiani erano vittime nel suo paese. Gli svizzeri tedeschi non amavano gli italiani, li consideravano sporchi, primitivi, ne avevano paura, al massimo li impiegavano nelle loro fabbriche o per pulire le loro case. Ma mia nonna non cedette, si sposò con il suo Cesare e venne a vivere in Italia. Mio nonno era di origini modeste, ma con molti sacrifici era riuscito a laurearsi in ingegneria. Tuttavia in Italia non riusciva ad assicurare una vita sufficientemente degna a sua moglie, e ai loro due figli che nel frattempo erano nati, mio padre, Luigi, e suo fratello Gianni. Vivevano a Salò, dove gli affari andavano molto male. Un giorno mio nonno decise di emigrare in Francia, aveva sentito che lì si compravano terre a basso prezzo, perché i francesi abbandonavano la campagna, e per ogni due francesi c'era un italiano. Così partirono.

La loro vita in Francia non fu facile, i miei nonni, poco esperti dei lavori agricoli, dovettero imparare tutto. Nel suo libro, "Infanzia, vocazione e prime esperienze di un regista", mio padre racconta: "Ora riesce difficile immaginare com'era la nostra vita nelle campagne del Sud-ovest francese. Non avevamo né luce, né acqua corrente. Ma avevamo il pianoforte. Ogni sera, dopo cena, mio padre sedeva in poltrona, e, cullato dalla musica di mia madre, lentamente sprofondava nel sonno". A scuola, mio padre, che quando arrivò in Francia aveva sei anni, veniva sempre messo da solo all'ultimo banco, e regolarmente chiamato "Macaroni", come in Francia venivano chiamati gli immigrati italiani. Fu mio nonno Cesare a soffrire più di tutti per la lontananza dall'Italia. Mio padre ricorda che si era costruito una radio a galena, che tutte le sere si ostinava a cercare di far funzionare. Quando mio nonno si ammalò iniziò a dire "non voglio morire in Francia, non voglio morire in Francia". Così mia nonna lo riportò a casa, in Italia, da suo fratello, a Coccaglio.

Fu sepolto nel piccolo cimitero di Coccaglio, dove molti anni dopo lo raggiunse mia nonna, che dopo la sua morte era rimasta a vivere in Italia, a Milano. I miei nonni sapevano cos'è lasciare il proprio paese per poter lavorare, cos'è essere stranieri, sapevano cos'è la dignità da salvare, per sé e per i propri figli. Al funerale di mia nonna ricordo che mio padre lesse quel brano del Vangelo secondo Matteo in cui Gesù dice "Ama il prossimo tuo come te stesso". Mia nonna era credente a modo suo, di religione Valdese. Ricordo un giorno, un venerdì santo, era venuta a trovarci a Roma per Pasqua, e io la trovai in camera sua, che piangeva piano e quando le chiesi perché mi rispose, asciugandosi in fretta gli occhi con il fazzoletto che teneva sempre nella manica del suo golfino: "Penso a Gesù, a come doveva sentirsi solo e impaurito nel giardino di Getsemani". I miei nonni riposano nel cimitero di Coccaglio, che non è solo la casa di chi provvisoriamente ne amministra il comune in questi anni, ma è stata anche la loro, e quindi ora è un po' la mia e di tanti altri, che, come me, discendono da chi ha dovuto lasciare l'Italia per lavorare, con fatica, dolore, umiliazione. E sono sicura che i miei nonni, se potessero alzarsi e sorgere dalla memoria, condannerebbero chi ha osato inventare l'operazione "White Christmas". A nome loro, tramite queste righe, lo faccio io.

da repubblica.it

SARDEGNA LIBERA! ha detto...

sono grandi questi sardi

Lee Scratch Perry ha detto...

Uno fa la figura di merda più grossa nel momento in cui chiama un' operazione come quella di Coccaglio "White Christmas", rivelandosi la persona più priva di buon gusto di tutto il pianeta Terra, o nel momento in cui dice di meravigliarsi del clamore suscitato dal fatto compiuto(rivelandosi anche persona un po' priva di comprendonio)?

(Quel genere di persone che se vedono un cieco per strada gli urlano "Ehilà, occhi azzurri, che bel sole oggi eh?" e se tu li guardi male, loro ti lanciano un' occhiata tipo: "Perchè, che ho detto?")


***SERIE "LE GRANDI DOMANDE DI LEE SCRATCH PERRY"***

Commento 18 ha detto...

Perchè 17 porta sfiga.

Kurtz ha detto...

Coccaglio ribellati, e se non lo fai che la vergogna ricada su di te. Non ci passerò nemmeno in auto, da quel paese che già non è il più allettante della provinia, nonostante la presenza di qualche ottima cantina

Anonimo ha detto...

Vorrei spostare l'attenzione di quanto accade a Visano su quelli che sono i reali problemi venuti al pettine...l'azienda ha parlato di numeri cioè arrivare a 170 dipendenti aloora la fiom ha detto ok arriviamo anche a 150 se necessario ma con un percorso che non lascia fuori nessuno (visto che lo stato mette a disposizione le risorse) ma purtroppo come si temeva il concetto và al dilà dei numeri vogliono eliminare prima le persone (tra cui ex rsu che si sono battuti in passato per gli operai) ma molto più grave è che si vuole creare un precedente che permetta in futuro di tornare ad usare questo sistema : non mi servi piu? sei fuori! oltretutto lo si vorrebbe far passare anche alla A.I.B. in modo che possa fare il salto su tutto il settore metalmeccanico bresciano ecco perchè molti vengono a solidalizzare con noi da altre aziende metalmeccaniche della zona, la paura è questa e a ragione visto che alla rothe erde non interessa di arrivare ne a 170 ne a 150 ne niente l'obbiettivo è quello di creare il precedente che consenta loro di licenziarci in tutta libertà!

Anonimo ha detto...

Se è davvero cosi è una cosa gravissima...purtropo se ne sentono talmente tante di cose che non si capisce più niente...l unica cosa è che se una persona vuol andare a lavorare non è giusto riempirla di parole o buttargli chissà cosa sulla maccihna...la ditta deve riprendere a produrre altrimenti rischia la chiusura...l unica cosa che mi chiedo io è...ma oltre alla Fiom gli altri sindacati dove sono?

Anonimo ha detto...

Bisogna buttargli merda addosso, sono tutti puttanelle di andaloni & company

Anonimo ha detto...

CARO MDC con i dovuti criteri di legge e tutelando chi vuole rimanere a lavorare un'accordo per L' uscita dignitosa dalla rothe erde si trova senza tante difficolta',mi auguro che anche l'azienda si faccia carico delle propie responsabilita'(che sono tante).Ultima cosa per i miei colleghi che entrAno a lavorare noi non siamo vosstri nemici ma con il vostro aiuto avremmo disolto tutto un mese fa'.NON E'MAI TROPPO TARDI.

Anonimo ha detto...

Secondo me, la precedenza di tutti i diritti va alla CONSERVAZIONE DEL POSTO DI LAVORO. Dopo c'è il DIRITTO DI LAVORARE e anche dopo il Dovere di lavorare.
Quelli non licenziati, non hanno più diritto di lavorare di quelli licenziati. Paradossalmente, quelli che fanno il presidio si preoccupano delle future liste di mobilità senza criteri di legge.
(Dovete vedere oltre la busta paga e il pagamento del mutuo di Novembre.) Domani toccherà a chiunque, perchè su questi 48 mobilitati ci sono anche molti di quelli che vi difenderanno e che non hanno paura di parlare o richiamare i dirigenti. Se passa questa lista, dovrete subbire la scelta della vostra dittatura.
Non ci sarà più nessun presidio, solo licenziati che usciranno a testa bassa e forse anche con paura di fare vertenza. A quel punto il regime sarà stato legalizzato dalle vostre firme.
Le firme raccolte non servono a niente, il prefetto ha archiviato le firme di tutti.
Non è un problema di numeri, nè di forza, nè quantità di polizziotti, bastano 7 o 10 intrepidi e si blocca tutto dall'alto. ( Tetti?)

E speriamo che finisca presto.
Io sono un licenziato che non rientrerà grazie alla FIOM. Se rientrerò sarà per i propri mezzi legali.
Ciao a tutti !
Viva la libertà di pensiero !