Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

domenica 9 agosto 2009

Nell'armadio del Sultano

niente scheletri...

...solo zucche vuote. Eppure, ognuna delle scatole craniche (riportate nella foto qui sopra) aveva, una volta, un quoziente intellettivo. Il generale Umberto Bava Beccaris, il rivoluzionario col pannolone, no.

[da ilsole24ore.it] "Noi andavamo a lavorare, non ad ammazzare la gente". Con queste parole, il leader della Lega, Umberto Bossi, ha risposto al presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, il quale aveva ricordato come anche gli italiani del nord erano stati protagonisti dell'emigrazione dall'Italia all'estero". La posizione di MdC sull'immigrazione è stata ampiamente spiegata in passato. Ecco perchè crediamo non ci a sia nulla da aggiungere... eppure... c'è ancora gente che ha il coraggio di pronunciare aberrazioni del genere. D'altra parte è solo un esempio della faciloneria ideologica e del subdolo metodo propagandistico del generale Umberto Scoreggia Vestita. Un metodo idiota che trionfa sempre. Almeno fino a quando i nodi non verranno al pettine.

Quando l'intenzione diventa infezione.

di Evaristo Polentaeosei

Ormai non v'è dubbio: i Padani guidano la zattera. Se il Sultano coi tacchi non capisce più nulla, tocca ai trolls della polenta decidere quanto deve guadagnare un lavoratore, quali fabbriche devono fallire e soprattutto in che modo (vedi INNSE). Non basta. Sono loro che decidono la composizione e le candidature di consigli comunali e provinciali, di sindaci e presidenti di provincia e l'anno prossimo vogliono almeno due regioni (sia ben chiaro a tutti). Ecco il vero ricatto. Il vero volto del secessionismo padano si chiama poltrona (possibilmente in pelle umana). I Padani giochicchiano con le palline rattrappite del Sultano, le tirano di qua e di là in base al proprio futile e spregevole tornaconto politico (insomma: fin che ce n'è... viva il Re...).
Ci sono partiti perennemente in campagna elettorale. E' il caso dei Legaioli di casa nostra. Agitando il martello di Thor e inneggiando all'avvento del dio Odino, tra un bicchiere di rosso, un boccale di grappa e una diligenza di salamine, circondati da migliaia di ubriaconi invasati, sanciscono il trionfo del sogno inesistente: "Finalmente abbiamo raggiunto il federalismo" dicono. Ma quando? Dove? Come? Nessuno sa nemmeno quanto costerà. Si tratta di un proceso molto lungo che fra sette anni (forse) potrà essere messo in atto. Per ora non c'è nulla, solo propaganda. E poi... che cazzo, ci chiediamo, diamo in mano ad un branco di ostrogoti una riforma dello Stato di queste proporzioni? Ma che cazzo ne sanno? Dicono quindici frasi in tutto tra cui: "Padroni a casa nastra", "Quando ci sarà il federalismo fiscale...", "Bingo Bongo", "No moschea", "Roma Ladrona" "Fora dei Bai" ecc...
Vorremmo anche capire in cosa siano effettivamente diversi dagli altri. Mirano alla conservazione dei propri privilegi esattamente come gli altri, forse, addirittura in maniera più subdola. Sfruttano l'ignoranza della gente come arma principale per il proprio tornaconto da bar dello sport. Dicono di volere gli interessi del Nord e invece sono i peggiori avversari del federalismo. Dicono di voler abolire le province e poi le occuano in massa.

Spendono centinaia di migliaia di euro per i cartelli in dialetto (350 mila in 5 anni nella nostra provincia). Mettono a posto gli amici degli amici, le morose, le mogli e le fidanzate, fanno l'opposizione a Pontida e poi tutti a grufolare nella porcilaia romana.
Fanno i rivoluzionari con lo stinco di maiale in mano e poi corrono a mettersi il pannolino perchè - come diceva Stephen King - "che tu lo scuoti o che tu lo scrolli, una goccia nelle mutande molli". Se è vero che ognuno ha ciò che si merita, francamente non crediamo di aver mai torturato a morte nessuno. Dunque: non meritiamo questa merda.
A proposito, ecco una lista di cinque frasi da non pronunciare mai in presenza del generale Umberto Bava Beccaris (nella foto mentre incita tutti a farsela nelle braghe).

- "Scusi potrebbe ripetere, non è che si capisca proprio tutto quello che dice..."
- "7 X 8?"
- "Potrebbe dire al suo cane di non sbavarmi nel piatto? Cosa? E' suo "figlio"*?"
- "Luisa Corna"
- "Una volta lo chiamava "il mafioso di Arcore" ora ci va a braccetto come con un vecchio amico. Va bene "trangugiare", ma si mastica con la bocca chiusa".

* Pluri rimandato, arci bocciato cerebralmente fuori controllo. Renzo Bossi è il prototipo più raffinato di Leghista del 2000. Cresciuto nella beata ignoranza della bambagia padana, grazie ai soldi nostri, ha maturato - si fa per dire - oltre alla naturale e burbera spocchia paterna un'altrettanto naturale propensione all'idiozia (nella foto, concorda con la tesi appena espressa. E' detto tutto...).

PICCOLO ANEDDOTO - In occasione della semifinale d'andata degli ultimi play off di Serie B tra Brescia ed Empoli, il pimpante rampollo era in tribuna allo stadio Rigamonti con tutti i genii della politica locale tra cui, il sindaco Paroli e il vicesindaco "Pistolino" Fabio Rolfi. A causa dell'obbrobriosa prova di over booking offerta dalla società "Calcio Brescia" (venduti più biglietti dei posti disponibili), qualche migliaio di tifosi stazionava in un settore dello stadio che, secondo le norme di sicurezza doveva rimanere vuoto.
Contestazioni a gogò all'indirizzo del presidente biancazzurro Gino (Cul) Corioni e aria di sconfitta a tavolino per le Rondinelle. C'è voluto un bel po', oltre quaranta minuti, per convincere i tifosi gabbati a sgomberare dalla zona vietata. Dall'altra parte dello stadio, in gradinata numerata, col suo bel bicchiere di spumante in mano, il giovane Renzo osservava la caotica situazione e, dopo averci pensato un po' su, si alza in piedi ed esclama: "chiamo Maroni... adesso chiamo Maroni e gli dico di fare qualcosa". Prende il telefono, chiama il ministro Pompinella che probabilmente lo manda a cagare mettendolo di fronte alla cruda realtà dei fatti: aspettare che le cose si mettessero a posto da sole. Come puntualmente è successo. Comunque sia, grazie del pensiero.

6 commenti:

rsk ha detto...

geniale e lucida analisi dell'ahimè triste e reale situazione...c'è solo da sperare in un'altro pompictus della nota soubrette

Inter che roba? ha detto...

Inviare mail non serve a nulla. Rispedisce al mittente Probabilmente non reggono il carico di insulti e si sono disconnessi da internet

Fabrizio Caccia ha detto...

ohhhh....finalmente un giornalista che fa il suo dovere...cronaca! raccontare i fatti senza ricamarci su favole o storie malate...e poi insomma basta critiche un po di ottimismo il sole splende sul regno di silvio b. eccheccazzo

rsk ha detto...

Questa è perfetta anche per muro di cani...

Io vorrei tornare sull’argomento della querela, che fa parte ormai della mia vita professionale da anni. Mi ricordo che c’era un socialista in galera che mi diceva sempre: ”Appena esco di galera ti querelo!”.

Beppe Grillo

rsk ha detto...

un altro esempio di giornalismo e soprattutto un altro esmepio di dove siamo finiti e in mano di chi

rsk bahsito ha detto...

scusate nn ho un cazzo da fare ma su youtube ci sono delle cose incredibili...tipo il benny hill show...lo stronzo galleggia sempre ecco perchè!