Cara è la fine...ci annusano ormai,sentono il lezzo del panico che spruzza in freddi sudori il terrore che c'è.Non glieli daremo per ungersi dei nostri mali stillanti le mani avide:che ci tocchino morti, secchi e gelidi.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante.Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te.Dieci pistole spianate e dieci sguardi ruvidi e tesi che puntano qui dentro l'auto, e la corsa finisce così. Cara è la fine...perdonami.Oh, non piangere,urla piuttosto e lasciamo di noi un ricordo toccante. Stringiti a me,ringhiagli addosso e poi sparami mentre io sparo a te. Ci vogliono vivi e colpevoli...ma che vita è una cella? Avremo di più:quella stella che un giorno mi donasti, lassù.Oh, non piangere...

mercoledì 15 aprile 2009

Occhio agli spifferi...



Le infiltrazioni che fanno crollare le case

(Fonte Corriere.it) Detto dal procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso e ribadito dal procuratore dell'Aquila, Alfredo Rossini: «Rispetto al fiume di soldi che arriverà supponiamo che i mafiosi non saranno distratti». Quella dei tentacoli della Piovra sul business della ricostruzione «e una paura, un'ansia - dice il governatore - che deriva da quello che alcune volte è accaduto nel nostro Paese. Però i tempi sono cambiati: questo è l'Abruzzo e, soprattutto, non c'è nemmeno un principio di indizio per dire queste cose».
«Noi non possiamo dire - afferma il pm - che abbiamo già trovato interessi mafiosi nella ricostruzione, perché la ricostruzione ancora non è partita. Abbiamo però supposto che siccome in Abruzzo, come abbiamo già dimostrato con l'inchiesta sul cosiddetto tesoro di Ciancimino, ci sono delle infiltrazioni mafiose, è abbastanza normale pensare che i mafiosi non siano distratti rispetto al fiume di soldi che deve arrivare. Quindi staremo molto attenti nel controllare chi verrà, e non parlo soltanto della certificazione antimafia, ma anche di chi c'è dietro alle ditte».

«Tutto questo - aggiunge - non solo perché non dobbiamo dare soldi alla mafia, ma perché con quei soldi la mafia ricostruirà peggio di prima». Il resto qui

Ma è davvero possibile tenere la mafia lontana dagli appalti?
La domanda più stupida del mondo. Nel paese dove si stima siano in vigore 150 mila leggi, la malvita fa il suo porcissimo comodo. Ganglio nevrallgico del sistema. Un cancro talmente profondo e radicato che ormai è quasi una devianza psichica. In balia di un sistema schizzofrenico che non vuole la mafia, ma riesce a farle ottenere tutti gli appalti che desidera. Questione di alter ego, di sdoppiamento della personalità. La ricostruzione sarà trasparente e fatta come si deve. E se fate i bravi vi cominciamo pure il ponte sullo stretto.
Ma se la ndrangheta controlla buona parte delle aziende di movimento terra (per esempio) nel milanese e nel bresciano, potrebbe non sedersi a pasteggiare al tavolo dei fondi governativi? Nel frattempo l'altra fetta schizofrenica del sistema - o forse la stessa - promuove un'immagine farsesca, quasi bonaaria e simpatica del mafioso. Lo fa diventare oggetto di telefilm (vedi Soprano...) portandolo al livello di Ridge. Praticamente, ci pigliano a pedate in faccia e dobbiamo pure sorridere (nella foto, l'Italia).

Purtroppo è sempre questa
la vera emergenza.
La mafia è una montagna di merda
e noi ci viviamo sopra
Tifiamo Rivolta!

10 commenti:

mafia for ever ha detto...

Non è un caso che tra le macerie appaia Roberto Saviano...prima del terremoto in Irpinia non esisteva un clan dei Casalesi non esisteva una Gomorra. E' stato con quel terremoto e con gli aiuti dello stato lievitati di più del 100% di quelli previsti che nasce in quella fetta di Campania, la camorra...ma tanto in questo paese la Storia si cancella, si dimentica e l'unica certezza è che perderanno ancora una volta quei cittadini abruzzesi rimasti senza una casa senza un passato e con un futuro davanti tutto da ricostruire...in sostanza temo che dove non ha potuto la natura terminerà di distruggere l'uomo e questo Stato gli darà una mano volentieri.

Sciascia circa 30 anni fa ha detto...

"Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già oltre Roma…" (Leonardo Sciascia, Opere – 1956.1971)

IMPREGILO ha detto...

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di una studentessa de L'Aquila

“Queste sono delle vittime innocenti. Vittime di farabutti che hanno speculato sull’edilizia.”

Ha detto così il padre di uno dei ragazzi vittime di questo terremoto.

Io ero lì, a L’Aquila. Dormivo tranquilla, un po’ perché in fondo con le piccole scosse eravamo abituati a convivere, un po’ perché casa mia era costruita secondo le norme antisismiche, casa mia era un palazzo nuovo.

Quella notte tanti altri ragazzi come me sono andati a dormire con la mia stessa tranquillità. La differenza tra me e loro è che io sono ancora viva. Loro no.

Io sono viva perché casa mia era davvero antisismica. E loro sono morti perché…. già, perché sono morti?

Perché edifici teoricamente nuovi si sono sbriciolati più velocemente di costruzioni risalenti al 1500 (o addirittura al 1200)? Io non credo, come qualcuno ha detto, che porsi domande di questo genere rappresenti una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime.

Ricordo che, di prima mattina, una mia vicina di casa che possedeva un’auto si era recata alla questura lì vicino. Volevamo informarci se potevamo dare una mano ai soccorsi, sapevamo già che c’erano dei morti e ci sentivamo inutili a stare fuori dalle case, in pigiama, in balìa della paura. Questa ragazza, una volta entrata, si è trovata davanti un ufficiale che stava lì seduto a girarsi i pollici; questo signore le ha detto che per ora non si sapeva nulla, che quella sera, in un campo sportivo, si sarebbe tenuta una riunione aperta alla cittadinanza; lì si sarebbero coordinate le azioni di soccorso, chi voleva dare una mano avrebbe dato il nominativo e poi si sarebbe deciso chi doveva fare cosa…ma come?? Mesi di sciame sismico, e nessuno aveva pensato a stabilire un piano nel caso fosse successa una cosa simile?? Bisognava attendere la sera dopo il disastro???

Una ragazza che ha perso il fratello nel crollo della casa dello studente ieri ha detto “I nostri genitori ci mandavano qui a studiare…non a morire.” Non credo sia una mancanza di rispetto sottolineare che, come in tutte le catastrofi naturali, come nelle guerre, anche stavolta le prime vittime sono i poveri. I ragazzi che vivevano nella casa dello studente erano lì perché avevano vinto una borsa di studio. Erano lì perché erano delle persone meritevoli, non dei figli di papà viziati che stanno all’università per divertirsi. Le loro famiglie non erano in grado di mantenerli, perciò lo Stato avrebbe dovuto garantirgli il diritto allo studio.

Gli ha garantito il dovere alla morte.

Quel palazzo era del 1980. Ed era stato ristrutturato solo due anni fa. Eppure, l’intera parte posteriore è crollata. Ma non è una sorpresa per alcuni dei ragazzi, che giorni prima del crollo avevano segnalato la presenza di crepe nell’edificio, che durante le scosse dei giorni precedenti avevano più volte contattato i vigili del fuoco, ma non avevano ottenuto risposte, che lamentavano la totale assenza di scale d’emergenza.

Niente scale d’emergenza, in un edificio concepito per ospitare 150 persone… e se la tragedia non fosse successa in un periodo così vicino alle vacanze di pasqua? e se invece degli 80 studenti che vi si trovavano, l’edificio fosse stato pieno?

Uno dei soccorritori che scavava tra le macerie della casa dello studente, intervistato, ha esclamato con amarezza: “Ma quale cemento armato, questo, due colpi di pala e si sbriciola tutto!...”

Le parti più nuove dell’ospedale San Salvatore (le prime a crollare) sono state costruite da un’impresa nota come IMPREGILO, la stessa impresa responsabile dello scandalo della spazzatura a Napoli (che ci ha riempito d’orgoglio con il resto del mondo) e la stessa che, a quanto sembra, avrà affidati i lavori per il ponte sullo Stretto di Messina.

La più grande ditta produttrice di cemento armato in Italia è da mesi sotto sequestro, accusata di rapporti con la mafia e di truffa, ossia di rubare, impiegando pochissimo cemento e troppa ghiaia e altri materiali inerti negli edifici che costruiva.

Nelle intercettazioni si sentono i costruttori fare dialoghi del tipo:
“Quanta sabbia vogliamo mettere oggi? E quanto pietrisco?”
“Ma non potremmo fare le cose a norma almeno questo mese?”
“No no, viene a costare troppo…”

E’ UNA MANCANZA DI RISPETTO DIRE CHE QUESTI SONO DEGLI ASSASSINI, CHE DEVONO MARCIRE IN GALERA, CHE BISOGNA FARE IN MODO CHE NESSUNO, MAI PIU’, PER IL RESTO DEI LORO GIORNI, GLI CONSENTA DI SVOLGERE IL LORO LAVORO?

Non credo neanche che abbia mancato di rispetto il giornalista che, durante la conferenza stampa, ha chiesto al nostro presidente del consiglio perché i soldi del “Piano Casa” non erano stati usati per rinforzare gli edifici già esistenti, invece di costruirne di nuovi.

“Non abbiamo la bacchetta magica… mica possiamo fare tutto antisismico….” È stata la risposta.

È vero, non hanno la bacchetta magica. Hanno sei miliardi di euro per costruire il ponte sullo Stretto di Messina. Un progetto che gli architetti più famosi del mondo hanno definito irrealizzabile. Un’opera che non starà mai in piedi. Ma si sa, che gli architetti famosi sono tutti ex agenti del KGB.

E poi, già, il Piano Casa… ma in quanti sanno che il Piano Casa elimina il ruolo dei comuni nel controllo della stabilità degli edifici, ruolo delegato esclusivamente al proprietario e al progettista? E se il proprietario e il progettista decidono di andare al risparmio, chi gli impedirà di fare i loro porci comodi?

Ma si sa, l’Italia è un Paese dove si indaga, fino a che non si tocca uno importante… allora si cambia la legge.

Come dice il prof. di urbanistica Antonello Boatti, le norme antisimiche possono essere applicate anche per recuperare edifici antichi…le università se ne interessano da tempo. Ma naturalmente, queste tecnologie richiedono denaro, e in Italia i fondi alle università vengono tagliati.

A piangere ora siamo bravi tutti. Chi non piangerebbe alla vista di una madre che si dispera sulla bara del figlio? Chi non proverebbe rabbia? Purtroppo, l’Italia storicamente è un paese che batte i record per le indignazioni più brevi del pianeta. Pian piano, la gente ritornerà alle proprie vite, a lamentarsi del tempo e dell’inflazione…ma nelle famiglie che hanno perso un figlio, un fratello, un genitore, quel posto vuoto a tavola ci sarà per sempre, ogni giorno; quei sorrisi giovani e pieni di vita, gli abbracci e le carezze di quei ragazzi, saranno per sempre una mancanza lacerante nella vita di chi li ha amati.

E quel qualcuno (perché qualcuno c’è di sicuro) che ha la responsabilità di tutto questo, dovrà pagare per le vite che ha spezzato. E noi, studenti sopravvissuti, non dovremo avere pace finché questo non avverrà. Il nostro fiato sul collo sarà la loro tortura. Come dice Marco Travaglio, tante volte è stato detto “Mai più”, fino al terremoto successivo. Stavolta, nessuno deve dimenticare.

Noemi Alagia

Studentessa del secondo anno in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, L’Aquila

Vergogna! ha detto...

"Saranno scarcerati in 22, tutti ritenuti vicini al clan più pericoloso della città, tutti condannati dopo anni e anni d'indagini, minacce e omertà. Saranno scarcerati oggi per il mancato deposito delle motivazione della sentenza di primo grado entro i termini previsti dalla legge. Sono gli imputati del maxiprocesso Eclissi nei confronti del potente clan mafioso barese degli Strisciuglio..."

Cliccare su "Vergogna!" qui sopra per i dettagli.

teledurruti ha detto...

Teledurruti best TV ever!

Linea della Palma ha detto...

(ANSA) - ROMA, 15 APR - La partecipazione a un pranzo organizzato da un clan della criminalita' organizzata non basta perche' un imprenditore finisca in carcere. La Cassazione ha accolto il reclamo di un imprenditore di Potenza contro il mancato risarcimento per ingiusta detenzione nonostante le accuse fossero state archiviate. Il pm di Potenza aveva ravvisato 'gravi indizi' del fatto che l'uomo fosse un mafioso dalla circostanza che aveva partecipato 'a un pranzo organizzato da criminali per discutere di appalti'.

Giacomo Di Girolamo ha detto...

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso.

Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste.

Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda. Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier.

Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro.

E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare. Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia.

Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo.

Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no.

Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese. E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?

Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità.

E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è. Io non lo do, l’euro.

Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa?

A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate. Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente. Ma ora basta.

A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima? Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto. Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi.

Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia. Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d’altronde.

nanodimerda ha detto...

Fervono alacremente - informa il Corriere della sera - i preparativi di Al Tappone per alloggiare alcune famiglie terremotate «in almeno tre case di sua proprietà». Ma, garantisce Lui, «sto vedendo di trovare altre mie case da offrire». Non si può mica pretendere che se le ricordi tutte a memoria, data l’età e il numero delle magioni. «Ho due o tre idee in mente di quelle giuste – minaccia il Residente del Consiglio – se mi riescono trasformeremo un male in un bene». Non si esclude di paracadutare qualche senzatetto nelle ville alle Bermuda e ad Antigua: due paradisi fiscali che consentiranno ai fortunati vincitori di depositare i loro miliardi presso conti cifrati. Per ora appare certo che i primi estratti andranno ad acquartierarsi a Villa Certosa che, essendo mezza abusiva, li farà sentire come a casa propria. Lo spazio non manca: ci sono il forno a legna per le pizze, il chiosco per i gelati, l’anfiteatro greco, il finto nuraghe affrescato, la collezione di cactus, senza dimenticare le piscine condonate per la talassoterapia. Casomai gli sfollati sentissero nostalgia di casa, è pronto a entrare in funzione il finto vulcano che, azionato con apposita pulsantiera, erutta lava artificiale con scossa sismica incorporata. Poi c’è Villa San Martino ad Arcore, dove da anni è disabitata la dépendance a suo tempo occupata dallo stalliere mafioso Vittorio Mangano. Da qualche tempo s’è liberato anche l’alloggio della servitù, da quando James Bondi ha traslocato in Parlamento. Senza contare il comodo mausoleo funerario in stile assiro-milanese, ancora desolatamente disabitato.

new country ha detto...

Era una proposta seria...e ovviamente. Berlusconi prima dice di volerci pensare poi manda avanti testa di "ponte" arlecchino Calderoli quello con la faccia intelligente...e si capisce subito che non ci sarà niente da fare...così ecco in un colpo solo sistemate le cose: l'inutile referendum si farà come la famosa cattedrale nel deserto in un giorno diverso dalle europee...nessuno ci farà caso ma in compenso si butteranno nel cesso 480 dico 480 milioni di euro...soldi inutili in tempi di crisi e terremoti. Ma per questo governo di inutile ci sono solo le associazioni e le organizzazioni senza scopo di lucro che non solo stanno ancora aspettando l'accredito del 5 per mille del 2007 ma quasi sicuramente si vedranno togliere pure quelle di quest'anno nella nuova guerra sociale tra sfigati...terremotati, poveri o handicappati che siano!

sgomorra ha detto...

Troppa sabbia nel cemento armato (si fa per dire). Stupore generale: chi l’avrebbe mai detto? In Abruzzo, poi, regione dotata di una classe politica così irreprensibile da aver avuto l’intera giunta arrestata nel ’93 (tutti assolti grazie all’abolizione del reato, tranne il presidente Salini, condannato per falso e dunque promosso deputato da FI e poi passato all’Udeur) e un altro governatore, Del Turco, arrestato l’anno scorso. Ora i pm paventano infiltrazioni della camorra nella ricostruzione e il neogovernatore Chiodi s’indigna. Camorra in Abruzzo, ma quando mai? Bastava leggere un libro semiclandestino scritto da un ragazzo casalese, uscito tre anni fa. A pagina 236, nel capitolo «Cemento armato», il giovane scrittore scandisce il ritornello post-pasoliniano «Io lo so e ho le prove», poi butta lì: «Tutto nasce dal cemento, non esiste impero economico nel mezzogiorno che non veda il passaggio nelle costruzioni: appalti, cave, cemento, inerti, mattoni, impalcature, operai… So come è stata costruita mezza Italia. E più di mezza. Conosco le mani, le dita, i progetti. La sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli. Quartieri, parchi e ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le file dei camion che depredavano il Volturno della sua sabbia… attraversavano le terre costeggiate da contadini che mai avevano visto questi mammut di ferro e gomma… Ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini abruzzesi…». Quel giovane scrittore si chiama Roberto Saviano. E il suo romanzo «Gomorra». Lo celebrano tutti. Purché, beninteso, nessuno lo legga.